Martedì 16 Aprile 2024

Sanità, mancano i medici. L'allarme del settore

In Italia mancano i medici: manca i giusti riconoscimenti e manca la corretta dislocazione dei servizi sanitari nel territorio

Medici

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Davanti all’esplosione della pandemia da coronavirus, la politica si trovò davanti un enorme nodo arrivato al pettine nel momento peggiore: in Italia mancavano medici, mancavano i giusti riconoscimenti a chi di lavoro salva la vita al prossimo e mancava la corretta dislocazione dei servizi sanitari nel territorio. Tra lockdown , aumenti dei contagi e corsa ai vaccini, da ogni parte il coro era unanime: mai più. Dal febbraio 2020 sono passati tre anni ma, in attesa del prossimo pettine che speriamo sia il più lontano possibile, il nodo resta, eccome.

La grande fuga dei medici

Il ministro della Salute Orazio Schillaci durante il suo intervento in occasione dell’inaugurazione dell'Anno Accademico dell'Università Cattolica di Roma ha infatti fornito dati relativi a un passato che dobbiamo superare: "In dieci anni, dal 2005 al 2015, oltre 10.000 medici hanno lasciato l'Italia per lavorare all'estero, un esodo di capitale umano che non possiamo più permetterci. In quest'ottica appare urgente porre i giovani al centro delle politiche di sviluppo offrendo loro la possibilità di realizzare le proprie aspirazioni, sfatando l'idea che la nostra non è una nazione per giovani”.

Numeri insufficienti

Schillaci ha citato evidenti incongruenze rispetto alle richieste che arrivano da chi opera sul campo: “Solo fino a due o tre anni fa venivano ammessi per ciascun anno tra gli 8.000 e i 10.000 studenti alla Facoltà di Medicina. Eppure già dieci anni fa la Conferenza dei Presidi della Facoltà di medicina chiedeva insistentemente di portare a 12.000 il numero di studenti che vi potevano accedere. Dunque i numeri resi pubblici con il decreto del 10 febbraio relativi all'accesso alla Facoltà di Medicina e Chirurgia sono da considerarsi provvisori e credo si procederà a un ampliamento".

Correttivi in vista

Il decreto a oggi prevede 14.787 posti (e 1.384 per i corsi di laura in odontoiatria), che entro luglio potrebbero arrivare a 18.000 entro l’estate. In ogni caso al Ministero dell’Università è stato istituto un tavolo che deve occuparsi di stabilire quale sia la reale necessità di medici, adeguando di conseguenza i parametri relativi ai corsi di laurea.

Settori più sguarniti

Le maggiori criticità – non da oggi – riguardano i reparti nei quali si gestiscono le fasi di emergenza, dal pronto soccorso alla medicina d’urgenza. Il tema nel caso specifico riguarda il fatto che il personale, già sottodimensionato, per questo è anche costretto a sobbarcarsi turni spesso massacranti in un ambito nel quale lo spazio alla programmazione è ridotto all’osso e la concentrazione di chi sti torva a intervenire deve ovviamente essere sempre massima. Non aiutano certamente nemmeno i tante volte citati casi di intimidazioni se non vere e proprie aggressioni verificatesi in tanti pronto soccorso italiani, da parte di familiari e amici dei pazienti. Il quadro cambia invece radicalmente all’estero, dove gli stipendi sono più alti e i carichi di lavoro sono più gestibili, per via di un circolo virtuoso che rende più appetibile l’accesso a questo genere di specializzazioni.

Maggiori fondi

Schillaci, riconoscendo la necessità di una decisa inversione di tendenza, ha citato la Legge di Bilancio: “E’ stato previsto un aumento dell'indennità per gli operatori sanitari del pronto soccorso a partire dal primo gennaio 2024 con uno stanziamento di 200 milioni di euro annui, di cui 60 milioni di euro per la dirigenza medica 140 milioni di euro per il personale del comparto sanità. Si tratta di un primo tassello nell'ambito di un disegno strategico di valorizzazione del nostro capitale umano che non possiamo più rimandare: senza interventi lungimiranti e sistemici le nostre università continueranno a formare i migliori cervelli che emigreranno alla ricerca di migliori prospettive economiche e professionali".

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