Venerdì 19 Aprile 2024

Ondata di maltempo in Emilia Romagna: agricoltori in ginocchio. C’è chi ha perso anche l’80% del raccolto

L’allarme Coldiretti: 300mila aziende in sofferenza in Italia per l’emergenza climatica. Arance, pesche e uva le colture più a rischio

Campi inondati (Dire)

Campi inondati (Dire)

Siccità, ondate di aria gelida, caldo improvviso, piogge intense e grandinate. Qualcuno lo chiama clima impazzito, ma il termine giusto è emergenza climatica. In questi giorni il maltempo ha investito gran parte dell’Italia, e il primo settore a finire in ginocchio in una manciata di giorni è stato quello agricolo, con perdite che si aggirano in alcuni casi tra il 70 e l’80% del raccolto stagionale. Un dato drammatico per un comparto, quello agroalimentare, che da solo rappresenta il 15% del Pil nazionale, pari a circa 522 miliardi di euro. A lanciare l’allarme è Coldiretti che, solo lo scorso anno, aveva stimato a livello nazionale una perdita della produzione agricola del 10% per effetto del clima anomalo, quantificabile in oltre sei miliardi di euro. Un dato che rischia di essere confermato, se non addirittura superato, nel 2023.

300 mila aziende in sofferenza e perdite fino all’80% del raccolto

In questi giorni il maltempo si è abbattuto su un territorio, già piegato dalla siccità con temperature che hanno fatto registrare il 5° inverno più caldo di sempre in tutto il mondo, da quando esistono i sistemi per la rilevazione del clima. Dalla Lombardia al Veneto, dalla Liguria all’Emilia fino al Lazio e oltre, sono circa 300mila le aziende agricole in sofferenza. Tutte realtà, come specifica Coldiretti in una nota, che si trovano soprattutto nelle aree più colpite del Centro Nord, con situazioni drammatiche soprattutto nel Nord-ovest, dove nasce quasi un terzo dell’agroalimentare made in Italy e la metà dell’allevamento nazionale. “Il problema non sono le temperature di questi giorni, finalmente nella norma - spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti - ma l’elevata differenza tra quelle estremamente miti e calde delle scorse settimane e quelle di adesso”. Tutte variazioni che hanno un costo e che stanno influenzando anche le scelte delle aziende agricole, che si trovano obbligate a cambiare il tipo di produzione, spostandosi dal mais e dal riso, per cui si stima un taglio di 8 mila ettari, alla soia e al frumento.

Perdite fino al 70-80% del raccolto

Un’ondata di maltempo quantificabile, secondo Coldiretti, con danni che arrivano fino al 70-80% per chi coltiva gemme, piccoli frutti, susine, ciliegie, albicocche, pesche, ma anche mele, pere, kiwi e vigneti. Un dato preoccupante, secondo gli addetti ai lavori, soprattutto per l’Italia, che è il primo Paese produttore mondiale di vino in volume e il primo europeo in valore negli ortaggi. Solo lo scorso anno, secondo Asnacodi, l’associazione dei consorzi di difesa, nelle aziende agricole assicurate i danni provocati dalla grandine hanno raggiunto oltre mezzo miliardo di euro. Le alterazioni del clima stanno anche modificando la superficie coltivata in tutto il mondo. Sempre secondo Coldiretti i campi coltivati in Italia si sono ridotti a 560 mila ettari e nel giro di 15 anni sono stati persi oltre 100 mila ettari. I casi peggiori si registrano sulle arance, con 16,4 milioni di alberi abbattuti, sulle pesche, dove mancano all’appello 20 milioni di piante, e sull’uva, dove sono sparite 30,4 milioni di viti.

L’Europa si prosciuga

La situazione non è tanto diversa nel resto di Europa che, secondo l’ultimo report annuale di Copernicus, il servizio europeo di osservazione della Terra, si sta letteralmente prosciugando. Il forte calo delle precipitazioni ha messo a dura prova gli agricoltori di Francia, Regno Unito e Spagna, dove in alcune realtà, come in Catalogna, non piove da 32 mesi. I governi si stanno mettendo in moto per affrontare quella che per molti esperti sarà la grande sfida del decennio, ma nel frattempo anche la società civile si sta organizzando. La carenza di acqua ha già innescato violente proteste in Francia, dove lo scorso marzo più di 25mila attivisti si sono scontrati con le forze dell’ordine per bloccare la costruzione di nuovi serbatoi idrici destinati all’irrigazione delle colture nelle aree occidentali del Paese.

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