Giovedì 17 Luglio 2025
LETIZIA MAGNANI
Made in Italy

Un lungo viaggio tra innovazione e tradizione. Tutto cominciò a Genova nel lontano 1780

LA STORIA della Confetteria Romanengo affonda le sue radici nella Genova del 1780, quando Antonio Maria apre la sua...

IL RESTAURO DELLA BOTTEGA Nel 1852. il radicale restauro della bottega, adeguata all’eleganza e alla raffinatezza delle confetterie parigine. In quegli anni viene perfezionato il procedimento per candire frutta e fiori, raggiungendo un’eccellenza produttiva riconosciuta persino oltralpe

IL RESTAURO DELLA BOTTEGA Nel 1852. il radicale restauro della bottega, adeguata all’eleganza e alla raffinatezza delle confetterie parigine. In quegli anni viene perfezionato il procedimento per candire frutta e fiori, raggiungendo un’eccellenza produttiva riconosciuta persino oltralpe

LA STORIA della Confetteria Romanengo affonda le sue radici nella Genova del 1780, quando Antonio Maria apre la sua prima bottega di speziale, dove commercia zucchero, cacao, caffè, pepe, cannella, zenzero, noce moscata, garofano e altre spezie ed aromi esotici. Con la collaborazione dei figli Francesco e Stefano, che seguono le orme paterne conseguendo la patente di "Confettieri", l’attività prospera e si amplia alla prima produzione dolciaria dell’azienda: i confetti, eccellenza genovese fin dal Rinascimento. Nel 1814 i due fratelli si separano, e Stefano apre in un edificio nobiliare nel centro di Genova quella che ancora oggi è la bottega storica di via Soziglia, cuore e sede operativa dell’attività.

Sarà poi il figlio Pietro, confettiere e speziale, a proseguire la tradizione di famiglia e a promuovere il radicale restauro della bottega nel 1852, adeguandola all’eleganza e alla raffinatezza delle confetterie parigine. In quegli anni viene perfezionato il procedimento per candire frutta e fiori, raggiungendo un’eccellenza produttiva riconosciuta persino oltralpe, e nascono i prodotti che diventeranno un classico. Tra gli estimatori della confetteria ci sono la famiglia Doria, ma anche Giuseppe Verdi e la famiglia reale, come Vittorio Emanuele II e il Principe Umberto I. Sotto la guida lungimirante di Pietro, l’attività vive il suo periodo d’oro: la costante volontà di tenersi aggiornati, con lo sguardo sempre rivolto alle innovazioni d’oltralpe, e l’adozione di nuovi e performanti macchinari per la lavorazione delle materie prime.

Con la scomparsa di Pietro prende avvio un periodo travagliato in cui si avvicendano alla guida dell’impresa i figli Stefano e Carlo, seguiti poco tempo dopo dai figli di Carlo, Pietro ed Emmanuele, che si troveranno ad affrontare l’avvento della Prima Guerra mondiale e le conseguenti, inevitabili difficoltà nella gestione dell’azienda. La lenta ripresa post bellica viene funestata dalla morte di Emmanuele, che lascia il fratello Pietro da solo a condurre l’attività, ma ciononostante l’impresa riesce a consolidarsi e nel 1926 viene acquistato il terreno di viale Mojon dove sorgerà la sede della nuova fabbrica, ampliata poi negli anni Sessanta, in pieno boom economico, per fronteggiare le aumentate esigenze produttive e operativa ancora oggi.

Nel dopoguerra la società italiana vive un’epoca di crescita e sviluppo che culminerà nel miracolo economico, e la famiglia Romanengo si trova coinvolta in una nuova fase di espansione sotto la guida di Giuseppe, figlio di Pietro: sono decenni di grande fermento, testimoni di grandi commesse aziendali. Negli anni Ottanta Giuseppe cede il testimone ai figli Pietro e Paolo, che traghetteranno l’azienda nei primi anni del nuovo secolo. Nel 2019, l’imprenditore francese Jean-Sébastien Decaux, che vive in Italia da alcuni anni e che possiede un legame familiare con la Liguria, ha fatto ingresso nella compagine sociale, desideroso di accompagnare la famiglia Romanengo e la vocazione dell’azienda all’artigianalità dei processi produttivi e all’eccellenza nella qualità dei prodotti.

Le. Ma.