Giovedì 12 Giugno 2025
NICHOLAS MASETTI
Made in Italy

Piber Group e quelle "nozze" con Europack: "Così cresciamo"

PIBER GROUP, azienda che offre soluzioni innovative e complete nel settore dei contenitori per alimenti, rafforza la propria posizione nel...

PIBER GROUP, azienda che offre soluzioni innovative e complete nel settore dei contenitori per alimenti, rafforza la propria posizione nel...

PIBER GROUP, azienda che offre soluzioni innovative e complete nel settore dei contenitori per alimenti, rafforza la propria posizione nel...

PIBER GROUP, azienda che offre soluzioni innovative e complete nel settore dei contenitori per alimenti, rafforza la propria posizione nel settore del packaging rigido in plastica. Lo fa acquisendo una quota di controllo di Europack, da Cuki Cofresco, attraverso la controllata Tecnofoodpack. Così, il gruppo di Voghera – in provincia di Pavia – che conta oltre 650 addetti e 140 milioni di euro di fatturato, e rappresentato dall’amministratore Marco Bergaglio (nella foto a fianco), si espande nel Lazio, a Pontinia, nel territorio di Latina. Una mossa strategica non solo sul piano commerciale, aumentando i livelli di produzione e l’offerta del packaging, ma anche a livello geografico, con una prospettiva di mercato che si allarga al sud Italia, per "avere una capillarità maggiore", spiega Bergaglio, anche vice presidente della Federazione gomma plastica e presidente di Unionplast.

Europack conta su 40 addetti, 13 linee di termoformatura e tre di estrusione, e nel 2024 ha realizzato un fatturato di oltre 12 milioni di euro. Bergaglio, a cosa guarda questa operazione? "Le motivazioni sono due: andiamo a completare a livello commerciale la nostra gamma attraverso lo stabilimento di Pontinia, un’attività produttiva socializzata nel tempo e specializzata negli imballaggi termoformati per i settori Horeca (hotel, ristoranti e bar) e Gdo – grande distribuzione organizzata –, soprattutto per quanto riguarda il banco fresco. Così iniziamo ad operare su due settori dove in precedenza non eravamo presenti, essendo storicamente radicati nella produzione di imballaggi sull’industria alimentare, ma per i grossi marchi. In questo caso invece il packaging è anonimo: quindi vaschette per le mense, per i pasti pronti, per le scuole e per gli ospedali. L’altra motivazione invece riguarda un allargamento dal punto di vista geografico. Essendo essenzialmente lombardi e con aziende controllate presenti tra il territorio Pavese e Alessandrino, attraverso questa acquisizione ci posizioniamo per servire anche i mercati della mozzarella. Puntiamo quindi fortemente su Lazio e Campania".

Pibergroup affonda le proprie origini nel 1960. In questo lungo percorso quanto è cambiato il vostro mercato di riferimento? "Il nostro settore è in continua evoluzione, non soltanto tecnologica, ma anche da un punto di vista normativo e ambientale. Abbiamo un nuovo regolamento sugli imballaggi, il PPWR, che ci pone di fronte a delle sfide. Negli anni stiamo andando sempre di più verso l’utilizzo di materiali maggiormente riciclabili, come il polipropilene che ha preso enormi spazi nel mondo del food. Oggi la gran parte degli imballaggi sul mercato è assolutamente riciclabile. Ma ora dobbiamo mettere sul mercato, sempre di più, anche del materiale riciclato. Una sfida che si complica: se è più facile ottenere del materiale di buona qualità dal Pet o dal polistirolo su cui si sta lavorando, con il polipropilene bisogna migliorare. Le opzioni sono due: o il riciclo meccanico o il riciclo chimico. Non per forza in maniera alternativa, ma anche come completamenti della filiera. Gli obiettivi sono stati già raggiunti: l’Italia nel 2024 è arrivata al riciclo del 50% degli imballaggi immessi al consumo, un target messo dall’Unione europea per il 2025. Siamo un anno in anticipo quindi. E anche sulla decarbonizzazione stiamo vivendo un forte evoluzione".

Della normativa PPWR cosa ne pensano gli associati che lei rappresenta a livello istituzionale? "Ogni trasformazione e cambiamento comporta dei ‘morti’ e dei ‘feriti’. Sono obiettivi nuovi e sfidanti ma ci sono prodotti da ripensare, alcuni da soccombere e altri da inventare. Le aziende più attrezzate dal punto di vista innovativo e di ricerca potranno competere in questo scenario in rapida evoluzione. Il PPWR è stato fatto velocemente, con pochi spazi di negoziazione e con una bassa qualità dell’analisi degli impatti. La normativa contiene tanti errori, figli di analisi frettolose. Sono stati vietati manufatti in plastica, soprattutto nel mondo dell’ortofrutta, basati su dati scientifici errati. Sono stati azzoppati alcuni prodotti che già incarnavano al meglio la circolarità richiesta, contenenti quel materiale riciclato prefissato. Altri materiali sostitutivi potrebbero essere più energivori, emettendo maggior CO2 e andando contro gli obiettivi generali della normativa. Chiediamo quindi che si possano ridiscutere alcuni punti".

Piber Group su quante aziende conta? "Abbiamo cinque unità produttive: tre in provincia di Pavia, una in provincia di Alessandria e ora una nel territorio di Latina. Siamo così particolarmente integrati verticalmente, con una produzione interna di manufatti e semilavorati che servono per gli imballaggi. Abbiamo internamente le etichette, gli stampi e le macchine per il confezionamento. Tutto questo ci dà la possibilità di essere rapidi, anche nello sviluppo di nuovi progetti".

Sul fatturato di 140 milioni come va l’export? "Pesa circa il 25% e il mercato principale è la Spagna dove storicamente abbiamo sempre operato con una filiale diretta a Valencia. Poi, seguono la Francia e la Germania. Il mondo dell’imballaggio rigido ha un export limitato dai costi di trasporto: gli imballaggi pesano poco ma occupano tanto. Questa percentuale però premia il Made in Italy di questo settore: all’estero vengono apprezzate le forme, i risultati, il colore e l’estetica degli imballaggi. Viene riconosciuta l’inventiva italiana che è sempre distinguibile".