
SECONDO L’EFFIGE CHE CAMPEGGIA sul Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur di Roma, "l’Italia è un popolo di santi, poeti e...
SECONDO L’EFFIGE CHE CAMPEGGIA sul Palazzo della Civiltà Italiana all’Eur di Roma, "l’Italia è un popolo di santi, poeti e navigatori". E, stando ai numeri del mercato globale della nautica, sembra essere proprio così, almeno sul fronte della navigazione. Nel 2024, infatti, il nostro Paese si è confermato come primo esportatore mondiale delle unità nautiche da diporto, registrando un export di imbarcazioni per oltre 4,5 miliardi di euro 1 . Merito della cantieristica navale d’eccellenza, ma anche di un sistema finanziario che crede nella capacità italiana di fare impresa nella nautica. E, su questo fronte, un esempio diretto arriva da Banca Ifis. Nell’ultimo decennio, la Banca presieduta da Ernesto Fürstenberg Fassio – specializzata nel credito alle piccole e medie imprese - ha erogato circa 300 milioni di euro di finanziamento al mondo della nautica, sostenendo non solo i grandi colossi nazionali ma, soprattutto, la filiera sottostante. Per una banca nata a Genova, storica Repubblica marinara, l’inclinazione alla nautica può sembrare quasi naturale. Banca Ifis, però, è andata oltre. Attraverso soluzioni alternative, come ad esempio il reverse factoring, Banca Ifis ha stretto collaborazioni con i più importanti operatori di settore, i quali si sono fatti a loro volta garanti del credito per la filiera di microimprese che gravita nella loro orbita. Ed è proprio la stretta collaborazione con i capifiliera a rappresentare il vero punto di forza del progetto di Banca Ifis a supporto dell’intera supply chain della nautica italiana. Ne è un esempio l’accordo, siglato nel 2023 con The Italian Sea Group (nella foto in basso). Grazie a queste soluzioni, infatti, l’azienda nautica ha consentito l’accesso al credito alla filiera sottostante, gettando le basi per lo sviluppo e l’espansione - anche oltreoceano – di decine di aziende dell’indotto che hanno potuto portare il settore ad essere leader mondiale.
L’esempio di The Italian Sea Group non è isolato. In questi anni, Banca Ifis ha lavorato con tutti i maggiori operatori nazionali: da Azimut Benetti a Sanlorenzo, da Ferretti a DeWave e Fincantieri. "Il nostro impegno non si è limitato solo al sostegno finanziario dei grandi gruppi industriali italiani, ma abbiamo anzi voluto andare oltre – spiega Raffaele Zingone (nella foto), condirettore generale e Chief Commercial Officer di Banca Ifis, che aggiunge -. Sviluppando soluzioni finanziarie ad hoc a quattro mani con i maggiori produttori nazionali, siamo riusciti a dar credito anche a tutte quelle piccole realtà specializzate che compongono la filiera nazionale nautica e che vanno a completare l’imbarcazione nell’assemblaggio finale. Stiamo parlando di realtà artigianali attive nel mondo del design, delle innovazioni, dei materiali, della verniciatura, dei finimenti e della strumentazione di bordo. In altre parole, tutti quegli straordinari professionisti che rappresentano il vero fiore all’occhiello del Made in Italy". Il grosso dei finanziamenti erogati da banca Ifis è stato destinato alle regioni dove c’è più concentrazione di imprese nautiche: Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Liguria e Lombardia. Queste quattro regioni hanno trascinato quasi il 70% dei ricavi di un settore che ha visto crescere il fatturato ad un tasso annuo del 17%, passando dai 7,5 miliardi del 2019 ai quasi 15 miliardi di euro del 2024.
L’accelerazione degli investimenti, unita alla crescita del fatturato, hanno portato anche ad uno sviluppo occupazionale. Negli ultimi 10 anni, i primi 8 produttori italiani del settore (Fincantieri, Azimut-Benetti, Ferretti, Sanlorenzo, De Wave, The Italian Sea Group, Fonderie San Giorgio e Mariotti) sono passati dall’impiegare poco più di 12mila persone a quasi 18mila. In sostanza, si tratta di una crescita di quasi il 50% degli impiegati. Allargando lo sguardo all’intero settore, la situazione non è tanto diversa: il comparto conta infatti ben 41mila dipendenti, facendo registrare una crescita del 13% rispetto al 2021. Merito soprattutto di tre elementi: la capacità di superare le crisi aziendali che il settore ha vissuto tra il 2012 e il 2013, il grande appeal internazionale del Made in Italy e il rinnovato entusiasmo con cui i giovani abbracciano percorsi accademici con sbocchi professionali in questo settore. "Il nostro approccio di banca specializzata con una quarantennale esperienza al fianco delle imprese ci consente di lavorare in piena condivisione dell’idea di sviluppo dei nostri clienti. In questo modo, diamo loro la possibilità di scegliere la filiera produttiva in cui investire e farsi garanti di una crescita che porta lustro alle aziende del loro territorio – spiega ancora Zingone -. Siamo perfettamente consapevoli che dove c’è profitto c’è anche lavoro, per questo vogliamo scalare questa partnership di successo su tutte le filiere produttive italiane, stimolando anche le nuove generazioni ad avvicinarsi al nostro modo di fare impresa". A testimonianza di quest’ultimo punto, va infatti sottolineato come stiano nascendo sempre più corsi di ingegneria navale negli atenei delle città dove sono presenti le grosse realtà produttive del settore: è il caso, ad esempio, di Olbia 2 e Forlì 3 che hanno dato vita a corsi in grado di ampliare un’offerta formativa finora limitata alle sole Università di Genova e di Napoli. A testimonianza che l’unione tra credito e impresa rappresenta l’unica strada di sviluppo dell’industria italiana.