
L’ITALIA potrebbe davvero vivere di mare, sole e cultura? Domanda ricorrente di anno in anno, ad ogni inizio di estate....
L’ITALIA potrebbe davvero vivere di mare, sole e cultura? Domanda ricorrente di anno in anno, ad ogni inizio di estate. Sicuramente turismo e nautica potrebbero fare da volano ad un nuovo piano industriale 4.0 o 5.0, che punti su Made Italy, eccellenze e e territori. D’altra parte "le imbarcazioni da diporto e sportive sono una delle punte di diamante dei nuovi surplus con l’estero del Made in Italy, assieme ad alimentari e bevande, farmaceutica, cosmetica, ottica, navi da crociera" dice Marco Fortis (nella foto in alto), vicepresidente Fondazione Edison, presidente del Comitato scientifico del Centro Studi Confindustria. "Chiameremo questo gruppo di prodotti ‘altri beni per la persona e il trasporto’, per differenziarli dai tradizionali ‘Beni della moda e per la casa’, ovvero tessile, abbigliamento, pelli, calzature, mobili, piastrelle ceramiche, che un tempo generavano la quasi totalità del nostro attivo con l’estero, e dalla ‘Metalmeccanica’, inclusi autoveicoli", spiega Fortis.
La nautica non solo crea surplus, ma fa volare l’export italiano. Il surplus con l’estero del Made in Italy è fatto oggi per la quasi totalità da questi tre pilastri, ovvero trasporti e nautica, servizi per il turismo, ovviamente abbigliamento, moda lusso e tutto ciò che ha a che fa con la meccanica e l’industria, compresa l’automotive che, come sappiamo, non gode più di ottima salute. "I ‘nuovi surplus’ dell’Italia non c’erano 20-30 anni fa. Spesso questi settori in passato erano caratterizzati da passivi nelle loro bilance commerciali con l’estero, come nel caso dei farmaci o degli alimentari, oppure solo da modesti attivi, come nel caso della nautica. Oggi invece essi sono fortemente in attivo", racconta ancora Fortis.
La nautica in Italia è cresciuta tantissimo negli ultimi 30 anni, in termini di produzione, occupazione, export, saldo commerciale con l’estero. Eppure, rispetto a questo settore ci sono ancora dei pregiudizi, che però non appaiono né solidi, né e tantomeno, logici. "Nonostante il loro ruolo centrale nell’industria italiana e nonostante la loro rilevanza come nuove specializzazioni internazionali del Made in Italy, i meriti dei settori dei ‘nuovi surplus’ non sono molto riconosciuti", dice Fortis. Anzi, "questi settori spesso hanno avuto trattamenti non di favore da parte dello Stato italiano e sono stati tassati", aggiunge. La nautica, considerata "roba per ricchi", viene da sempre supertassata, senza inserirla nella giusta prospettiva, quella di una crescita economica del Paese. D’altra parte grandi yatch, ma anche piccole imbarcazioni sono due settori trainanti dell’economia del Paese, non solo in termini di qualità, ma anche di posti di lavoro e di export.
Sono settori, dai grandi costruttori ai piccoli artigiani per la nautica, capaci di fare scuola, ma anche di fare numeri fondamentali per l’export del nostro Paese. "I prodotti della nautica sono stati considerati ingiustamente responsabili di favorire l’inflazione, oppure sono stati bollati con stereotipi e luoghi comuni negativi, difficili da ribaltare. Perfino gli economisti industriali italiani hanno spesso una idea sbagliata ed antiquata dei settori dei nuovi surplus o non li conoscono, né sono consapevoli dei rilevanti investimenti che industrie come quelle della nautica, della farmaceutica o dell’alimentare richiedono alle imprese per poter sviluppare prodotti di elevata qualità, sicuri e innovativi, nonché per competere su mercati internazionali complessi e dominati da grandi attori multinazionali o da Paesi, come gli Stati Uniti e la Cina, i cui Governi sostengono molto di più che in Europa e in Italia le loro industrie". Al di là di tutto, cultura, formazione, bellezza, valore del Made in Italy, se si guarda ai soli dati, si nota come questo settore nella sua totalità e complessità rappresenti una miniera d’oro per l’economia del Bel Paese attuale e futura. L’export italiano di imbarcazioni da diporto e sportive è, infatti, aumentato molto negli ultimi dieci anni, dal 2014 al 2024, segnando addirittura un +119% in valore, oltre il doppio dell’export manifatturiero nazionale nel suo complesso, facendo registrare un +55%. L’export della nautica italiana nel 2024 ha raggiunto un nuovo record storico a 4,3 miliardi di euro. Il surplus complessivo con l’estero è stato di 3,8 miliardi, anch’esso un nuovo record assoluto.
L’economia mondiale, sempre più soggetta a variazioni, in base alla finanza, che negli ultimi anni e mesi ha subito grandi contraccolpi, in positivo e in negativo dalle guerre in corso, dalle tensioni derivanti dalla geopolitica, in realtà registra la crescita costante dell’export della nautica italiana. Proprio l’export della nautica è cresciuto particolarmente dalla pandemia da Covid in poi: +88% il 2024 rispetto al 2019, contro un incremento dell’export manifatturiero nazionale nello stesso periodo del 29%. I motivi sono ben noti: voglia di tornare a vivere, senso di libertà della barca. Gli italiani e gli stranieri hanno scoperto un novo modo di vivere la vacanza, il tempo libero, riscoprendo la natura e il mare. Dal 2019 al 2024, il contributo della nautica all’export italiano e all’economia nazionale è stato sostanziale. Parliamo, infatti di +1,8 miliardi di euro. Alla nautica si deve, insomma, una spinta importante nella crescita del surplus manifatturiero italiano complessivo (che vale +12,5 miliardi), misurabile in un incremento del 14,3%.