
Francesco Macrì, Presidente Estra
PRESIDENTE Macrì, cosa significa, concretamente, rendere la transizione ecologica "giusta e raggiungibile". Quali sono le condizioni necessarie per riuscirci davvero?
"Dobbiamo costruire un modello che non lasci indietro nessuno. Una transizione giusta garantisce accesso equo all’energia, riduzione dei costi per famiglie e imprese, inclusione dei territori più fragili. Raggiungibile, invece, vuol dire realistica, economicamente sostenibile e tecnicamente praticabile. Servono visione, strumenti finanziari e alleanze solide tra pubblico e privato. Ma soprattutto, serve ascolto dei territori, che rappresentano il vero motore della transizione".
In che modo i territori possono diventare protagonisti attivi della transizione, e quali strumenti hanno oggi a disposizione per farlo?
"Esistono già strumenti importanti: comunità energetiche, piani locali, fondi europei, partenariati con utility pubbliche. Ma serve accompagnamento tecnico, capacità di progettazione e fiducia reciproca. Estra lavora in questa direzione, proponendo alle amministrazioni modelli di investimento condiviso che restituiscono benefici economici, ambientali e tariffari alle comunità".
Dal vostro punto di vista, quali sono i settori in cui l’innovazione può rappresentare un vero motore di cambiamento nella sfida ecologica?
"Nella produzione, integrando vettori come fotovoltaico, biometano, idrogeno verde, geotermia e nucleare avanzato. Nella distribuzione, con reti intelligenti e digitali. E nei consumi, grazie all’efficienza energetica e alla partecipazione attiva dei cittadini. Innovazione significa diversificazione e inclusione".
Come si bilancia il bisogno di sostenibilità con la necessità di garantire competitività economica, occupazione e inclusione sociale?
"Non si bilancia: si integra. Una sostenibilità autentica genera sviluppo e lavoro. Le utility pubbliche come Estra sono chiamate a fare proprio questo: portare energia e generare valore economico e sociale dove operano".
Qual è oggi il ruolo delle aziende nella costruzione di una strategia nazionale integrata per la transizione e quali modelli di collaborazione pubblico-privato funzionano meglio?
"Le aziende non sono più solo esecutori, ma co-progettatori di sviluppo. Il modello efficace è quello della corresponsabilità, dove pubblico e privato condividono obiettivi e risultati. Il ‘patto territoriale’ che vogliamo lanciare nasce esattamente così".
I cittadini sono pronti a questo cambiamento?
"Sono più pronti di quanto si creda: comunità energetiche, attenzione ai consumi, richiesta di trasparenza lo dimostrano. Ma serve semplificare il linguaggio, costruire fiducia e accompagnare questo cambiamento culturale".