
"L’intelligenza degli artigiani è più forte dell’IA"
QUALI SONO I REALI RISCHI e le potenzialità dell’intelligenza artificiale? Confartigianato li ha messi al centro di riflessioni e di iniziative per contribuire a costruire un modello di sviluppo sostenibile e “a misura d’uomo“ del made in Italy. "Ai timori di diventare schiavi dei robot rispondiamo con la capacità dei nostri imprenditori di essere artefici di creatività innovativa. Per noi l’acronimo IA si scioglie in Intelligenza Artigiana. Siamo convinti che sapremo vincere le sfide delle grandi transizioni con la forza dei valori artigiani, capaci di unire l’innovazione digitale con la tradizione manifatturiera per dare “anima“ a prodotti e servizi belli e ben fatti, simbolo del made in Italy e frutto della testa, delle mani e del cuore dei nostri imprenditori", spiega Marco Granelli (nella foto), presidente di Confartigianato.
Gli artigiani, forti della loro manualità e professionalità, ma anche di una storia spesso molto ricca e radicata nei territori, insomma sono pronti ad affrontare le nuove sfide che pone la tecnologia, senza nostalgia per vecchi modi di produrre. "Per noi artigiani e piccoli imprenditori l’intelligenza artificiale è un mezzo, non è il fine - aggiunge il presidente di Confartigianato - Non va temuta, ma governata dall’intelligenza artigiana, per farne uno strumento capace di esaltare il talento, le competenze, ineguagliabili, dei nostri imprenditori. Non c’è algoritmo che possano copiare o simulare il saper fare artigiano che rende unico nel mondo il made in Italy. Vogliamo consentire ai nostri imprenditori di partecipare alla sfida dell’innovazione per migliorare l’eccellenza e l’unicità di ciò che producono. Perché crediamo che nessun robot potrà mai sostituire l’uomo e la sua intelligenza. Una cosa è certa: la tecnologia, la cultura digitale aiutano, ma per i piccoli imprenditori italiani a vincere è sempre la persona, non la macchina".
Del resto, è l’Ufficio studi di Confartigianato a dimostrare che l’intelligenza artificiale può trasformarsi da rischio in opportunità. Sono infatti 125mila le micro e piccole imprese che nel biennio 2021-2022 hanno già utilizzato l’intelligenza artificiale per ottimizzare la propria attività. Le piccole e medie imprese pioniere nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale sono più diffuse nel settore manifatturiero, seguono quelle delle attività di servizi e del comparto delle costruzioni. Stando ai dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, l’intelligenza artificiale viene usata dai piccoli imprenditori soprattutto per esigenze di sicurezza informatica, controllo dell’accesso a luoghi, a dati o a servizi, ma anche per effettuare la manutenzione predittiva, o preventiva, di macchinari e di automezzi.
L’intelligenza artificiale è stata testata dagli artigiani, però, si scopre, anche per ottimizzare l’utilizzo di energia, per migliorare o diminuire il consumo di materie prime e per il trattamento dei rifiuti. Alcuni l’hanno già provata anche nella gestione della logistica, automazione di processi produttivi e applicazioni di contabilità e finanza, automazione delle funzioni di vendita online di beni e servizi e applicazioni nella prevenzione, nella diagnostica e nelle cure mediche. Le piccole imprese italiane spiccano anche per il crescente utilizzo dei sistemi robotizzati. È ancora Confartigianato a mettere in evidenza un confronto internazionale dal quale emerge che l’Italia è terza nazione nell’unione europea a 27 per la quota di piccole e medie imprese che usano robot, pari all’8,3% e superiore al 5,6% della media europea. L’Italia segue la Danimarca (10,6%) e il Belgio (9,6%), ma presenta una maggiore diffusione di produzione robotizzata rispetto alla Francia (che con il 6,8% si pone solo settimo posto in Europa), e addirittura batte la Germania, dove le piccole e medie imprese utilizzatrici di robot si fermano alla quota del 4,4%, collocandosi oltre la metà della classifica delle imprese più tecnologiche, cioè al diciassettesimo posto in Europa.