"L’intelligenza artificiale?. Bella sì, ma senz’anima"

"L’intelligenza artificiale?. Bella sì, ma senz’anima"
"L’intelligenza artificiale?. Bella sì, ma senz’anima"

SIAMO DI FRONTE a una rivoluzione tecnologica, come quella industriale e quella di Internet. L’intelligenza artificiale, e quella generativa ancora di più, ci pongono ogni giorno davanti al futuro. Già raccontato dalla fantascienza e, proprio per questo, capace di impaurirci, quando invece dovrebbe incoraggiarci a studiare ancora di più e ad abbracciare, seppure con tutte le cautele del caso, le innovazioni. Parlano di questo due lavori curati da Enrico Sassoon, direttore di Harvard Business Review Italia: "La rivoluzione dell’intelligenza artificiale Dal Test di Turing a ChatGPT: opportunità e vantaggi, minacce e rischi" e "L’IA generativa per la strategia & l’innovazione".

Di fronte all’intelligenza artificiale dobbiamo essere apocalittici o integrati?

"Per il futuro prevedibile essere apocalittici non è assolutamente utile. La cosa più probabile è che l’intelligenza umana possa essere potenziata dall’intelligenza artificiale, compresa quella generativa. Quello che dobbiamo tendere a fare, però, è aumentare l’intelligenza umana e non la stupidità umana".

Spieghiamo che cos’è l’Intelligenza artificiale.

"Sono algoritmi che pescano da grandi database di informazioni e, in tempi straordinariamente veloci, sono in grado di generare soluzioni a dei problemi. Di fatto sono ottimi software che si appoggiano su enormi database con capacità computazionali sempre crescenti".

E l’intelligenza artificiale generativa?

"È capace di interagire con il linguaggio naturale in modo perfetto, e in molte lingue diverse, quindi sostanzialmente con ciascuno noi. Le risposte non sono precostituite come avviene con i motori di ricerca, ma attingono alle conoscenze del genere umano, cioè ad enormi database e quindi riportano risposte attendibili e molto utili. La velocità di elaborazione è quanto sorprende di più. Ma serve una avvertenza".

Quale?

"Sono risposte statistiche, date con processi computazionali. Sono le risposte più probabili ai problemi che poniamo".

Le macchine non hanno un’anima?

"No, la loro è grande, straordinaria capacità di calcolo, non intelligenza, come la intendiamo noi".

Ma allora, se sappiamo questo, perché abbiamo paura?

"Perché siamo esseri umani e abbiamo paure ancestrali. È giusto che ci poniamo la domanda, ma le macchine possono assumere il nostro posto? La risposta corretta però è che, per quanto possano essere raffinate e veloci anche in futuro, le macchine non proveranno mai emozioni. A meno che in futuro non si trovino soluzioni con reti neuronali altre che non possiamo nemmeno immaginare. Ovviamente dobbiamo essere cauti, ma la risposta è che le macchine non provano emozioni".

Però possono dare risposte sbagliate o mentire?

"La simulazione è prevedibile. E questo è l’esito al momento più inquietante".

Per questo serve un approccio etico?

"Sì, e occuparci delle regole. Noi abbiamo esperienza storica di tutte le rivoluzioni e sappiamo che hanno sempre generato più posti di lavoro di quanti ne hanno cancellati o sostituiti. Siamo di fronte ad una nuova rivoluzione. Sicuramente spariranno posti di lavoro, ma se ne creeranno di nuovi".

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