Lunedì 9 Settembre 2024

"Le Pmi non sfruttano a pieno il potenziale dell’e-commerce"

Il commercio digitale in Italia è in crescita, ma manca consapevolezza delle normative europee. L'e-commerce è fondamentale per le Pmi, ma solo il 7% vende online in un altro Paese europeo. Competenze e know-how sono cruciali per adattarsi al mercato digitale.

IL COMMERCIO DIGITALE è sempre più protagonista della vita quotidiana degli italiani. Lo conferma Aicel, l’Associazione italiana commercio elettronico. L’associazione di categoria dell’e-commerce è attiva dal 2005, e ha quasi 2.500 fra aziende e negozi associati. "Oggi un milione di imprese europee vendono beni e servizi tramite piattaforme online. Il 47% di loro utilizza almeno un tipo di social media per promuovere il proprio brand e commercializzare beni e servizi", dice Manuela Borghese (nella foto in basso), vicepresidente dell’Aicel. "L’82% delle piccole e medie imprese si affida ai motori di ricerca per attività promozionali. I dati indicano una progressiva digitalizzazione del canale di vendita e il maggiore coinvolgimento dei consumatori nel contesto digitale, ma non vi è ancora un’adeguata consapevolezza dell’ecosistema digitale che ne sovrintende il funzionamento. In particolare, manca ancora un’adeguata percezione delle tutele e delle opportunità presenti in normative quali il Digital Package, il Gdpr, l’Ai Act, il regolamento Platform to Business e i regolamenti sulla Governance dei dati e sui dati. Queste norme rappresentano la svolta nella creazione di incentivi alle imprese, nella circolazione di dati e servizi, in un panorama di tutele, sicurezza e sostenibilità che, secondo le previsioni, comporterà un incremento di 270 miliardi di euro di Pil per gli Stati membri dell’Unione europea entro il 2028. Purtroppo, non conoscere queste normative significa perdere l’opportunità di beneficiare pienamente di un rinnovato mercato digitale, competitivo e sostenibile", prosegue Borghese.

In questo scenario è centrale il ruolo dell’e-commerce, chiave fondamentale sull’internazionalizzazione e sull’espansione del business per le Pmi europee, il cui potenziale non è ancora pienamente espresso visto che, secondo i dati pubblicati nel 2020 dal Consiglio d’Europa, solo il 7% delle piccole e medie imprese vende online in un altro Paese europeo. Prosegue Borgese: "L’e-commerce è da considerare la modalità più dinamica per collegare individui e piccole e medie imprese da località remote all’economia globale. In un mondo digitale sempre più vasto e ricco di sfaccettature, il commercio elettronico facilita la concorrenza e l’accessibilità territoriale. L’evoluzione del mercato unico digitale richiede in modo sempre più rilevante l’aggiornamento di competenze e l’acquisizione di nuovo know-how per adempiere al quadro di obblighi descritto".

Letizia Magnani