Martedì 23 Aprile 2024

Lassù qualcuno ci osserva E questa volta è italiano

Lassù qualcuno  ci osserva  E questa volta  è italiano

Lassù qualcuno ci osserva E questa volta è italiano

COSTRUIRE E LANCIARE in orbita una costellazione di satelliti made in Italy per l’osservazione della Terra. È l’ambizioso obiettivo affidato dall’Agenzia Spaziale Europea a D-Orbit, azienda aerospaziale con sede a Fino Cormasco, in provincia di Como, nell’ambito del programma Iride promosso dall’Agenzia Spaziale Italiana e finanziato dai fondi del Pnrr. In particolare D-Orbit fornirà un satellite Sar (radar ad apertura sintetica) e ne gestirà le operazioni di volo per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, ma il contratto include anche l’opzione per la realizzazione e messa in orbita di un ulteriore satellite Sar. I dati raccolti dalla nuova costellazione satellitare, che sarà lanciata tra il 2025 e il 2026, risulteranno preziosi sia per lo Stato sia per il nostro sistema imprenditoriale. Saranno utilizzati infatti in prima battuta dalla Protezione Civile e da altri enti pubblici per monitorare dallo spazio lo stato delle infrastrutture critiche, la qualità dell’aria e le condizioni meteorologiche. Inoltre il nuovo sistema genererà dati utili per le imprese, con numerose applicazioni possibili nell’ambito della manifattura e dei servizi.

D-Orbit è oggi una delle aziende leader a livello internazionale nel settore della logistica spaziale ed è la prima azienda spaziale al mondo certificata come B-Corp, perché si è posta obiettivi di sostenibilità e di valore sociale, accanto a quello del profitto. Oltre al quartier generale in provincia di Como, l’azienda ha filiali in Portogallo, Regno Unito e Stati Uniti. L’ha fondata nel 2011 e la guida il Ceo Luca Rossettini (foto a destra), che ha dovuto faticare non poco per far capire a mercato e stakeholders la sua visione innovativa. "Quando parlai di logistica spaziale le prime volte, sia nella Nasa che qui in Italia, molti pensavano quasi che volessi prenderli in giro", ha dichiarato Rossettini. All’inizio le attenzioni della società si sono concentrate su una questione straordinariamente trascurata: la presenza nello spazio di una quantità di rifiuti in rapida crescita. In particolare nella fascia ristretta dell’orbita bassa – tra i 400 e i 1.000 chilometri di distanza dalla Terra – sono presenti attualmente 5mila satelliti, che si moltiplicheranno rapidamente nei prossimi anni, e circa 300mila rifiuti spaziali, ovvero pezzi di satelliti d’ogni genere che viaggiano alla velocità di oltre 25mila chilometri orari. In sostanza si tratta di una gigantesca discarica spaziale, di cui nessuno si sta preoccupando e occupando. E rispetto alla quale D-Orbit ha sviluppato una soluzione utile: far partire dalla Terra ogni satellite con un piccolo motore aggiuntivo che riesca, alla fine della vita del satellite stesso, a portarlo fuori dall’orbita.

Oggi l’azienda comasca può vantare nel complesso un track record invidiabile, avendo già partecipato a 8 missioni di trasporto spaziale e posizionato in orbita 73 satelliti. Il 2023 è iniziato per l’azienda lombarda con un successo ragguardevole: nei primi giorni di gennaio ha lanciato da Cape Canaveral – grazie al vettore Falcon 9 della SpaceX di Elon Musk – due Ion Satellite Carrier. Due cargo spaziali, cioè, in grado di liberare a diverse orbite un gran numero di satelliti più piccoli.

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