Giovedì 25 Aprile 2024

La Concordia, il Morandi e altre storie Tutte le sfide della Fagioli

La Concordia,  il Morandi  e altre storie  Tutte le sfide  della Fagioli

La Concordia, il Morandi e altre storie Tutte le sfide della Fagioli

"GLI ITALIANI pur definendosi provinciali hanno sempre avuto il pregio di muoversi per il mondo. Figuriamoci per chi faceva trasporti come il signor Fagioli: lo spostamento è nel Dna. E da Sant’Ilario ‘caput mundi’, come la definiva lui, di strada ne abbiamo fatta". Fabio Belli (nella foto) è un 54enne mantovano che bada al sodo. Amministratore delegato dal 2009 della Fagioli, azienda nel reggiano leader nei trasporti e sollevamenti eccezionali, dal 2020 ha preso definitivamente il controllo dopo la scomparsa a 82anni del patron e fondatore Alessandro. Un compito di certo stimolante. Non fosse altro che Fagioli, a forza di spostarsi, in più di 50 anni è arrivata fino a Singapore con oltre 550 dipendenti.

Belli, perché scelgono voi?

"Per le capacità ingegneristiche che prima di tutto ci distinguono come italiani. E di conseguenza la progettazione: vedete, chiunque può comprare un mezzo per trasporti eccezionali, ma saperlo utilizzare è tutta un’altra storia. E noi garantiamo l’intera filiera logistica".

Il vostro mercato d’altronde non è semplice.

"Siamo pagati per la complessità; se ci arriva una cosa semplice mi annoio…Attualmente c’è una vera e propria cultura del gigantismo: c’è molta meno gente che vuole andare in trasferta, a maggior ragione in zone deserte o remote. Ecco perché è necessario, quando c’è da assemblare un grande impianto, arrivare sul posto trasportando i pezzi più grandi possibili. Significa restringere i tempi di costruzione; intasare meno la viabilità. E non da meno far risparmiare il cliente finale".

Diamo un ordine di grandezza delle vostre imprese.

"Nel 2016 in Canada abbiamo trasportato una piattaforma petrolifera da 44mila tonnellate. Per dare un’idea, è un peso maggiore dell’intero stadio San Siro. Certo ci vogliono anche i mezzi per farlo. La nostra macchina più tecnologica, la Bmm 14000, costa quasi 4 milioni di euro assemblata. Ma ha il grande vantaggio di essere scomponibile utilizzando i pezzi in altri trasporti".

Un aneddoto su un’opera ritenuta impossibile.

"Cina 2009: dovevamo sostituire l’enorme cilindro di una fornace. Tendenzialmente si portano di volta in volta pezzi da 10 metri e si saldano; noi abbiamo proposto di portare un unico tronco da 60 metri e 3mila tonnellate da montare parallelamente all’altro. Ricordo ancora il loro commento: ‘voi siete matti’. Invece di cambiare il cilindro in 6 mesi ne abbiamo impiegati 2. Hanno quantificato il risparmio di quel periodo in 2 milioni di euro al giorno".

Fagioli utilizza tantissimo il trasporto fluviale: in Italia è sottostimato?

"Il 90% del naviglio fluviale del Paese è nostro. Se parliamo del Po, purtroppo negli ultimi anni è diventato innavigabile in alcuni tratti a causa della siccità. Ma fino a Mantova è estremamente utile: non a caso Adidas ha aperto proprio lì il suo ultimo polo logistico. Come Fagioli posso dire che occorre assolutamente investire sui fiumi preservandone la sostenibilità. Pensate solo al guadagno per la viabilità nei trasporti eccezionali; la stessa Lombardia sta diventando irraggiungibile su strada. Sul tema ci son stati sviluppi, ma come Paese siamo lentissimi. In ogni caso è un business su cui crediamo".

Come Fagioli siete intervenuti anche su siti teatro di tragedie, come la rimozione della Costa Concordia, o la messa in sicurezza e costruzione del nuovo ponte Morandi.

"Spesso ci accusano di essere glaciali; di pensare solo ai numeri. Sono stato chiamato sulla Concordia due giorni dopo il disastro, quando sembrava dovesse andare alla deriva. Mi ha contattato il premier Conte per il Morandi mentre ero in ferie a San Sebastiàn in una crescente preoccupazione di nuovi crolli. Vi assicuro che la gente che lavora su questi siti ha un senso di responsabilità molto alto. Anche la parte contrattuale cambia, diventa meno importante. Si butta il cuore oltre l’ostacolo, e lo dice uno che al Morandi è tornato in piena epoca Covid, quando di fatto eravamo l’unico cantiere aperto in tutta Italia. Ho osservato un sentimento di puro orgoglio mai visto prima. Quello ti scalda il cuore, non di certo una operazione tecnica di routine".

Chiudiamo con i giovani: la vostra azienda ha appena investito sul progetto Fagioli 5.0.

"L’ho voluto fortemente. Di base ognuno dei nostri 7 dipartimenti mette a disposizione un ragazzo e una ragazza Under 35 che rispondono direttamente a me, e non più ai rispettivi direttori. Vogliamo che i nostri giovani cambino l’azienda da dentro fin da subito, sia come organizzazione interna, che con la comunicazione. Ci tengo per diversi motivi".

Prego.

"C’è un abisso generazione culturale enorme tra un giovane e un 50enne ora. E ho notato due cose: mediamente, sono molto più formati di come lo erano quelli della mia età quando iniziavano a lavorare; dall’altra, i ragazzi ora vogliono essere affiancati: chiedono il tutor. E non accettano di aspettare, di stare in azienda qualche anno senza uno scopo specifico. Per loro il ‘posto fisso’ non esiste più. Ecco perché vanno stimolati fin da subito".

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