OROLOGI E NATURA sono le due grandi passioni di Marco Mantovani e di Fulvio Locci. Sono loro, infatti, i fondatori di questa casa degli orologi del tutto Made in Italy: Locman. "All’Elba, nel 1986 abbiamo fondato, con Fulvio Locci, la nostra società, di servizi e design per l’orologeria", racconta Mantovani. Fin dagli albori, Locman fornisce consulenza ai grandi gruppi elvetici del settore. "E’ una storia di amore per la vita, per i colori, la natura e la sua perfezione, oltre che di una travolgente passione per l’orologeria", dice Mantovani. E proprio dalla bellezza e dalla perfezione della natura da cui è circondato, trae ispirazione per ideare, disegnare e produrre gli orologi.
Da dove partiamo?
"Dal fatto che siamo italiani. Spesso si dimentica quanto il genio italiano sia stato e sia fondamentale per gli orologi, senza nulla togliere agli svizzeri, da cui continuiamo ad imparare tanto. Ma il primo a parlare di orologi è Dante Alighieri, nella Divina Commedia. E quando nel tempo si voleva esprimere l’unione fra bello e innovazione, si disegnavano i magnati del passato con un orologio. Lo fa anche Botticelli. Le case di produzione italiane hanno spesso, per lo più, lavorato come contoterziste, magari proprio per i brand più noti, svizzeri. Lo abbiamo fatto e lo facciamo anche noi".
Quindi c’è un primato italiano e toscano negli orologi?
"Sì, decisamente. Da qui nasce anche l’idea di fondare Locman. Noi facciamo proprio questo, mettiamo innovazione e tecnologia dentro la bellezza. Siamo interpreti di questo: design, bellezza, Made in Italy e innovazione tecnologica. Lo facciamo come contoterzisti, ma anche con il nostro brand, lavorando sulla storia e sulla cultura".
Nascono da qui le serie dedicate ai grandi miti dell’Italia?
"Sì, esatto. Abbiamo fatto una serie dedicata al viaggio dell’Amerigo Vespucci, la nave più bella del mondo. E una dedicata ad un altro mito italiano, le Frecce Tricolori. Poi c’è quel mito che è la Ducati, velocità. Design, bellezza. Ecco. Noi tentiamo di raccontare tutto questo con i nostri orologi".
Mantovani, ma lei sa fare un orologio?
"Diciamo che so montarlo. Dentro un orologio ci sono 40 fornitori, ognuno dà il meglio di sé. I nostri li facciamo all’isola d’Elba, poi abbiamo anche una sede milanese".
Quante persone lavorano con voi?
"Circa 50 artigiani e artigiane del tempo, che per l’Elba è tanto. Siamo una piccola azienda, un marchio indipendente".
C’è un rinnovato interesse per gli orologi, che molti scelgono anche come forma di investimento finanziario. Lei cosa ne pensa?
"Se si sceglie un orologio per passione può capitare, e sicuramente capita, che il valore di quell’oggetto diventi superiore al prezzo al quale lo si era pagato. Ma il giro deve essere questo. Io diffido un po’ da chi parte dal valore finanziario. So che è una moda ma si rischia di svilire qualcosa che in effetti ha un valore molto alto e bello".
Gli orologi piacciono sempre di più: come si spiega questo fenomeno?
"Credo che si sia accresciuta la cultura del tempo e quindi degli orologi anche nelle donne e nei giovani. Non c’è solo una scelta estetica, del bello, ma anche della tecnologia che un orologio racchiude. Il ritorno ad orologi a carica manuale ci dice poi che sempre più persone danno valore al tempo. io credo che gli orologi ci ancorino al reale. Bene la tecnologia, l’innovazione del digitale, ma anche avere un bell’orologio al polso, che racconta una storia".