I 4 anni di In-Lire. Cresce la moneta complementare

I 4 anni di In-Lire. Cresce la moneta complementare
I 4 anni di In-Lire. Cresce la moneta complementare

PIÙ DI 2MILA IMPRESE aderenti, una quarantina di enti no profit e 20 milioni di euro di transazioni. Sono i numeri che descrivono il circuito di In-Lire, network italiano di moneta complementare nato per iniziativa di Romi Fuke e del suo socio Marco Negro. Il nome della società è evocativo perché richiama i tempi in cui non esisteva la moneta unica europea anche se l’iniziativa di In-Lire non si propone certo di rottamare l’euro che circola nelle nostre tasche. Piuttosto, le monete complementari sono strumenti di scambio che si affiancano alle valute ufficiali, senza sostituirle. Sono rappresentative debiti e crediti e possono essere utilizzate per acquistare beni o servizi e solitamente hanno corso in territori limitati.

Per la loro circolazione basta dunque che si crei un "circuito" di aziende o di persone che accettino tali monete come forma di pagamento e vi ripongano fiducia. "Ricordiamo le vecchie cambiali?", dice Fuke: "una volta erano assai diffuse in Italia. Oggi sono meno utilizzate ma sono ugualmente strumenti rappresentativi di un credito, che può essere trasferito da un soggetto all’altro, attraverso la classica operazione di girata. Ecco", spiega Fuke, "la moneta complementare ha lo stesso meccanismo di funzionamento di una cambiale. Può essere trasferita tra due imprese tra le quali vi è un rapporto di fiducia, con una differenza sostanziale: non esistono scadenze per la soddisfazione del credito sottostante". Alla base, a detta di Fuke, c’è dunque un rapporto fiduciario in cui le aziende fanno sistema e si focalizzano meglio sul loro business. I vantaggi, secondo il fondatore di In-Lire, sono molteplici. Innanzitutto le imprese ottengono appunto da altre aziende delle linee di credito senza interessi, con una riduzione dei costi bancari e una diversificazione delle fonti di finanziamento, oltre a un incremento della liquidità. Inoltre, con la moneta complementare si ha la possibilità di entrare in un network di imprese certificate e diversificate, con le quali si piò creare una vera e propria rete, o semplicemente creare significative sinergie, ottimizzando i costi di fornitura. "Questo sistema di connessioni nel circuito forza il territorio locale a conoscersi meglio", aggiunge Fuke "e incentiva ogni impresa anche a conoscere i servizi che l’altra può offrire, quindi a organizzarsi in maniera più intelligente in una sorta di rete di esperienze, oltreché di servizi, a livello locale". Infine, c’è pure la possibilità per i dipendenti delle imprese aderenti al circuito di migliorare il proprio tenore di vita grazie all’integrazione del salario con bonus in moneta complementare. Quest’ultima, ci tengono a precisare i creatori, non è appunto una moneta perché non può avere un valore intrinseco. Piuttosto, deve essere assimilata a strumenti come per esempio i buoni pasto, usati dalle aziende per consentire ai dipendenti di usufruire di servizio.

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