"Hera modello di multiutility all’avanguardia per il territorio"

"Hera modello  di multiutility  all’avanguardia  per il territorio"

"Hera modello di multiutility all’avanguardia per il territorio"

DA PIÙ DI VENT’ANNI è al timone di una delle più importanti società multiservizi italiane, quel Gruppo Hera divenuto, nel corso del tempo, un esempio di modello industriale all’avanguardia nell’ambito dei servizi pubblici locali. Si avvicina la fine del mandato di Tomaso Tommasi di Vignano (nella foto) in qualità di presidente esecutivo del Gruppo Hera: il suo incarico, giunto a scadenza naturale, terminerà infatti il prossimo 27 aprile. È il momento, dunque, di tracciare un bilancio e guardare ai risultati raggiunti dal gruppo dal 2002 – anno della sua fondazione – fino a oggi.

Presidente Tommasi di Vignano, che bilancio traccia del suo mandato?

"Sono orgoglioso di aver contribuito a costruire un gruppo solido, tra i più importanti operatori a livello nazionale nei settori presidiati. Nato nel 2002 dall’aggregazione di 11 municipalizzate emiliano-romagnole, grazie a una visione lungimirante dei soci pubblici fondatori – li ringrazio tuttora per la fiducia che hanno riposto in me – il Gruppo Hera è passato in questi anni da un centinaio a oltre 300 comuni. Parliamo di circa 5 milioni di cittadini, ai quali forniamo servizi idrici, ambientali ed energetici".

Eppure, vi siete trovati spesso davanti a scenari indubbiamente complessi.

"Dalle crisi delle borse internazionali alla pandemia, dalla volatilità del mercato energetico alla recente guerra in Ucraina, le criticità non sono mancate. Ma siamo riusciti a mantenere la rotta e abbiamo continuato a far crescere l’azienda in maniera sostenibile, creando sviluppo e lavoro. Hera è diventata un laboratorio di innovazione unico in Italia: i nostri lavoratori sono più che raddoppiati, oggi siamo circa 9.500 persone, valorizzate con crescenti investimenti in welfare e formazione".

Di recente avete presentato i risultati 2022: com’è andata e come immagina il futuro del gruppo?

"È un’azienda che può guardare avanti con fiducia. Concludo il mio mandato con un bilancio che rappresenta un ottimo inizio per il nuovo piano industriale 2022-2026. Il Consiglio di Amministrazione proporrà all’assemblea dei soci, convocata per il 27 aprile, un dividendo di 12,5 centesimi di euro per azione (+4,2% rispetto all’ultimo dividendo pagato). Un rialzo di cui beneficerà, a cascata, tutta la politica dei dividendi prevista nel nuovo piano industriale, fino a raggiungere i 15 centesimi per azione nel 2026. Ricordo che quasi il 50% dei nostri soci sono i comuni dei territori in cui operiamo: con i dividendi che distribuiamo loro, ogni anno possono realizzare opere e progetti per le comunità locali".

Quale caratteristica permette al gruppo di fare la differenza nel panorama delle multiutility italiane?

"Con lo stesso spirito che ha portato alla sua fondazione, Hera si è sviluppata nel tempo integrando 50 aziende attive nelle nostre filiere di riferimento: acquisizioni come queste ci hanno reso uno straordinario insieme di realtà sinergiche tra loro. Rispondiamo alle logiche del mercato dei settori di riferimento e siamo saldamente inseriti nelle dinamiche del sistema finanziario, ma, allo stesso tempo, profondamente radicati nei territori".

A proposito di finanza, nel 2003 lei ha gestito la quotazione in borsa di Hera, inclusa poi nel 2019 nel Ftse Mib tra i 40 maggiori titoli di piazza Affari e, nel 2020, nel prestigioso indice internazionale Dow Jones Sustainability Index. Che ricordi ha di quell’operazione?

"Appena arrivato in Hera, nel settembre 2002, una delle prime sfide che mi sono trovato ad affrontare è stata proprio quella di quotare l’azienda. Considerate le mie esperienze pregresse, mi sono messo subito al lavoro e a giugno 2003 siamo entrati in Borsa: un tempo brevissimo per un’operazione di questa portata. Nessun altro, in questo settore, l’aveva mai tentata in Italia: può immaginare, quindi, la tensione da parte di tutti. Ma non sarei riuscito a raggiungere questo traguardo in poco più di sei mesi se non avessi avuto al mio fianco un management di alto livello, con cui ho creato un rapporto di fiducia e stima, ma anche di affetto, come succede in una vera squadra. Solo così si possono raggiungere grandi traguardi".

Cosa vede se prova a guardarsi indietro?

"Vedo in primis gli sforzi compiuti per garantire ai cittadini servizi sempre più di qualità, in settori fondamentali come energia, acqua e ambiente. È sempre stata la nostra missione, assieme alla volontà di generare valore per le comunità locali servite. Poi, vedo un’azienda sana e solida, capace di mantenere gli impegni: lo dimostrano i nostri piani industriali, che hanno sempre coniugato gli obiettivi di crescita aziendale con lo sviluppo sostenibile. Nonostante il contesto esterno si sia arricchito di complessità, abbiamo preservato i valori che ci siamo dati come guida, dalla sostenibilità alla vicinanza alle comunità locali. Ho partecipato alla creazione di un importante pezzo di storia di Hera e deI territori, cresciuti assieme a noi".

In sintesi, una frase che riassuma questi 21 anni alla guida di Hera?

"È cambiato il mondo. È stata gran fatica, ma ho lavorato con passione e mi è davvero piaciuto".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro