
LA VASCHETTA era sconosciuta fino agli anni ’80 e il mercato del packaging si è sviluppato con l’affermarsi della grande...
LA VASCHETTA era sconosciuta fino agli anni ’80 e il mercato del packaging si è sviluppato con l’affermarsi della grande distribuzione. Ilpra, nata nel 1955 e quest’anno nell’anniversario dei 70 anni, si è inserita in questo contesto, producendo macchine per il confezionamento delle vaschette, soprattutto alimentari, in atmosfera protettiva. E oggi, l’azienda di Mortara, in provincia di Pavia, il cui presidente e amministratore delegato è Maurizio Bertocco (nella foto), è tra i leader a livello nazionale.
Bertocco, cosa distingue il Gruppo Ilpra dagli altri competitor? "Il fatto di aver creato negli anni una rete di aziende specializzate nelle macchine per l’imballaggio, e parliamo di imballaggio flessibile in materiale prevalentemente plastico: termosaldatrici, termoformatrici, macchine orizzontali, verticali. Dico imballaggio plastico perché comunque la base è sempre una plastica, in quanto la carta da sola non dà nessuna protezione, tende ad assorbire. Oggi la plastica è insostituibile, bisogna rendersene conto. C’è da dire che la ricerca ha fatto enormi progressi e le nuove plastiche sono molto meno impattanti a livello ambientale".
Vi siete fortemente allargati all’estero. In quanti paesi siete presenti, quante filiali avete e cosa rappresenta per voi l’export? "Oggi abbiamo filiali non solo produttive, ma commerciali e di assistenza tecnica in Inghilterra, Benelux, Francia, Germania, Dubai, Arabia Saudita, Corea e Stati Uniti, che sono una joint venture, quindi sono otto. La parte di assistenza e post vendita è fondamentale. Non si può pensare che un cliente compri una macchina a 10.000 km di distanza senza avere la garanzia di potersi avvalere di personale tecnico sul territorio e di un referente locale".
Considerando la vostra dimensione e vocazione internazionale, siete preoccupati della politica protezionistica di Trump? "Gli Stati Uniti non sono per noi un mercato estremamente importante, rappresenta solo il 3-4% del fatturato, ma è chiaro che il tema dei dazi in qualche modo impatterà, anche se non penso tantissimo. La produzione del packaging è quasi tutta europea, quindi gli americani sono abituati a venire a comprare in Italia e anche le società americane che operano, per lo più nella zona di Kansas City, sono tutte praticamente filiali o collegate con aziende europee".
Il 2024 che anno è stato per voi? "Complessivamente un buon anno. Abbiamo appena chiuso i dati ufficiali con un consolidato di 69,9 milioni, in crescita del 12,7% rispetto al 2023. Diciamo che siamo nelle aspettative. Il valore della produzione è salito a 77,2 milioni, +11,3% e abbiamo mantenuto un ottimo Ebitda di 14,7 milioni di euro. Per quanto riguarda il personale, è in crescita in proporzione con il fatturato, e siamo un gruppo di circa 370 persone. Stiamo ancora spingendo molto sulle assunzioni e non nascondo che uno dei punti critici è oggi la difficoltà a trovare personale".
Confezionamento alimentare, medicale e cosmetico. Quali sono i rispettivi pesi che hanno nel vostro mercato dal packaging? "Il peso maggiore ricade di gran lunga sul food, l’alimentare, che rappresenta più del 90%. Questo perché ci siamo sempre dedicati prevalentemente a questo settore. Per il futuro il cosmetico e il medicale diventeranno il nostro principale obiettivo e puntiamo ad aumentarne la quota di mercato rispetto agli altri settori, soprattutto all’estero. Complessivamente, l’estero pesa oggi per circa 70% e deve arrivare all’85-90%, mantenendo invariata la quota Italia".
Ricerca e sviluppo sono per voi una priorità. Soluzione tecnologiche all’avanguardia, ampia gamma di macchine e capacità di personalizzare e integrare in base alle richieste del cliente. Come fate ad adattarvi in questo modo? "La ricerca e sviluppo è alla base alla base del nostro lavoro. Noi facciamo macchine spesso su misura, dove andiamo a personalizzare in funzione delle esigenze del cliente. Quello che dobbiamo imparare sempre di più a fare è ascoltare, sentire quali sono le esigenze, e se sono comuni a tutti i clienti, allora per noi chiaramente è una necessità rispondervi. Spendiamo mediamente un milione di euro all’anno in ricerca e sviluppo, ed è un investimento fondamentale per poter essere competitivi sul mercato. Oggi si vende tecnologia, quindi per vendere tecnologia bisogna essere all’avanguardia e non a caso abbiamo diversi brevetti che ci pongono in una posizione diversa nei confronti della concorrenza. Quando si arriva a un brevetto è perché si reputa fondamentale quella innovazione e già il fatto di arrivarci prima degli altri e guadagnare sei mesi o un anno è importantissimo".
Avete brevettato la tecnologia ProGas. Cos’è? "Quasi tutte le nostre macchine sono in atmosfera protettiva, una tecnologia che ha rivoluzionato il concetto di fresco. Un tempo se ne parlava per un prodotto che dura 2-3 giorni, al massimo una settimana. Oggi si parla di fresco per un prodotto che dura 30 giorni, 50 giorni con caratteristiche organolettiche e microbiologiche invariate. Quindi vuol dire che il consumatore dispone di un prodotto dopo un mese che è esattamente com’era al confezionamento. Questo avviene perché si utilizza un contenitore ermetico dove non c’è migrazione di gas e dove la componente più importante che viene eliminata è l’ossigeno e al suo posto viene inserito azoto. Così si riducono i fenomeni di ossidoriduzione e la proliferazione batterica. Noi abbiamo questo brevetto che si chiama Progas".
Dal maggio 2019 siete quotati su Euronext Growth Milan. Cosa significa essere in borsa? "Sinceramente è un’operazione che rifarei perché, anche se presenta talvolta qualche aspetto negativo, nell’insieme è estremamente positiva. Il nostro parametro di riferimento è sempre stata la visibilità sul mercato, la trasparenza. Sempre di più un cliente che deve comprare una linea, specie se è una multinazionale o una grossa azienda, vuole essere sicuro della solidità del proprio fornitore. E anche a livello di visibilità. Noi dobbiamo avere una visibilità internazionale e poter vedere e analizzare dati in un’azienda quotata, quindi ufficiali e certificati, quindi ci dà un’immagine completamente diversa".