Sabato 20 Aprile 2024

C’è il prototipo: adesso la batteria è commestibile

C’è il prototipo: adesso  la  batteria è commestibile

C’è il prototipo: adesso la batteria è commestibile

C’ERANO UNA VOLTA le batterie a piombo, pesanti e ingombranti. Poi è arrivato il litio, leggero ma costoso. Ma con il boom del motori elettrici la ricerca ha fatto passi in avanti da gigante. E così sono spuntate le batteria con l’acqua salata e perfino il sodio. Ma era obiettivamente difficile immaginare che, un giorno, ci saremmo trovati di fronte a dispositivi che potremo addiriturra mangiare. Più o meno come un panino o un piatto di pasta. Ed invece eccola la nuova frontiera dell’energia: ricaricabile, pulita ma anche commestibile. Il progetto firmato dall’Istituto Italiano di Tecnologia di Milano sembra quasi una ricetta di cucina: acqua, un poì di vitamine, estratto di capperi, alga nora, una spruzzata di carbone attivo e oro alimentare a volontà. Messi insieme, e combinati nel modo più appropriato, da questi elementi nasce la prima batteria al mondo interamente "edilibile". Insomma, a prova di stomaco.

Non è fantascienza. I ricercatori milanesi, che hanno pubblicato il lavoro nella rivista Advanced Masterials, si sono già cimentati nel primo prototipo di batteria commestibile al mondo testandone anche le funzionalità. I test sono soddisfacenti, tanto da aver suscitato curiosità a interesse da parte delle industrie del settore. Ma a che cosa serve un dispositivo come questo? E perché mai dovremmo mettere sulle nostre tavole una batteria in grado di produrre elettricità? In realtà, la nuova tecnologia è stata sudiata ad hoc soprattutto per le applicazioni in cambito sanitario, dove potrebbe offrire una alternativa ai tradizionali strumenti diagnostici del tratto intestinale. Le applicazioni, però, potrebbero essere molto più vaste. In futuro, per esempio, le nuove batterie potranno alimentare strumenti diagnostici o per controllare la qualità dei cibo, o ancora per alimentare futuri robot commestibili.

La nuova batteria è nata nel Printed and Molecular Electronics Laboratory dell’Iit diretto da Mario Caironi e con il sostegno dei finanziamenti del Consiglio Europeo della Ricerca (Erc). Coautore dello studio è Ivan Ilic, dello stesso laboratorio. Dal punto di vista tecnico, la batteria è basata su componenti come la riboflavina, più nota come vitamina B2, che agisce da anodo, e la quercetina contenuta in mandorle e capperi che fa da catodo. Per aumentare la conducibilità elettrica è stato poi utilizzato un farmaco da banco molto diffuso come il carbone attivo, mentre l’elettrolita di questo prototipo è a base d’acqua. Il separatore, necessario in ogni batteria per evitare cortocircuiti, è stato realizzato con alghe nori, comunemente utilizzate nella preparazione del sushi. Infine, gli elettrodi sono stati incapsulati in cera d’api da cui escono, a partire da un supporto derivato dalla cellulosa, due contatti in oro alimentare, la stessa pellicola usata a volte dai pasticceri per le decorazioni.

La cella della batteria funziona a 0,65 V, una tensione sufficientemente bassa da non creare problemi al corpo umano se ingerita. Può fornire una corrente di 48 milliampere per 12 minuti, o di pochi microampere per più di un’ora, sufficiente per alimentare piccoli dispositivi elettronici, come i Led a bassa potenza. Per Caironi "i potenziali utilizzi futuri includono circuiti e sensori commestibili, in grado di monitorare le condizioni di salute ma anche lo stato di conservazione degli alimenti".

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