Giovedì 12 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Blue of a Kind, la riscoperta di un grande classico: il denim

Collaborazione tra Blue of a Kind e Velasca per una collezione in edizione limitata di denim sostenibile e maglie di cashmere riciclate. Filosofia di business di Blue of a Kind incentrata sull'upcycle e la sostenibilità nel settore del denim.

Blue of a Kind, la riscoperta di un grande classico: il denim

Collaborazione tra Blue of a Kind e Velasca per una collezione in edizione limitata di denim sostenibile e maglie di cashmere riciclate. Filosofia di business di Blue of a Kind incentrata sull'upcycle e la sostenibilità nel settore del denim.

HANNO APPENA annunciato una collaborazione con Velasca, brand italiano di abbigliamento e calzature artigianali, fondato a Milano, nel 2013, dagli startupper Enrico Casati e Jacopo Sebastio. Blue of a Kind, eccellenza ‘made in Italy’ con focus sul denim sostenibile, ha dato vita, assieme a Velasca, a una piccola collezione in edizione limitata, con l’intento di esaltare la qualità e il sapiente mix di tradizione e innovazione di cui è ancora depositario lo stile italiano. Disegnata da Blue of a Kind per Velasca, la collezione comprende non solo jeans, ma anche maglie di cashmere realizzate con fibre riciclate. "Ciascun pezzo è pensato per evolversi nel tempo e diventare ancor più esclusivo con l’uso, creando un legame unico tra il capo e chi lo indossa. Velasca e Blue of a Kind sono fieri di presentare una collezione ribelle nei processi e ‘milanese’ nello stile", spiegano i due brand all’unisono, in una nota diffusa nei giorni scorsi.

Ma come nasce Blue of a Kind e qual è la sua filosofia di business? Il marchio, fondato nel 2016 dall’imprenditore eclettico Fabrizio Consoli (nella foto in alto) – una laurea in Economia, un passato da esperto di marketing e comunicazione proprio nel settore della moda, appassionato fotografo e docente di Storytelling all’Istituto europeo di design di Milano – si distingue per la sua visione rivoluzionaria del denim e, più in generale, dell’abbigliamento sostenibile. La mission del brand è stata, fin dall’inizio, trasformare i processi produttivi per realizzare pezzi contemporanei e ridurre al minimo l’uso di risorse naturali.

"Ci siamo posti una domanda – spiega Fabrizio Consoli – che, all’epoca, suonava ancora come una sfida o, meglio, come una provocazione: è possibile realizzare industrialmente capi di abbigliamento contemporanei e ‘cool’ usando, per crearli, solamente capi già esistenti? L’obiettivo è stato dunque, da subito, cercare una sintesi tra un approccio improntato al rispetto per l’ambiente e quell’identità ‘sociale’ e comunicativa della moda, attraverso cui ognuno di noi racconta, inevitabilmente, una parte importante di sé". Blue of a Kind trova questa sintesi nel riuso e riciclo di capi già esistenti.

La scelta di lavorare esclusivamente sul denim arriva, ribadisce Consoli, per "dimestichezza, disponibilità e simbologia". Dimestichezza, perché Blue of a Kind nasce dalla passione per il denim sviluppata dal fondatore dopo aver lavorato per anni nella celebre azienda veneta Replay blue jeans (marchio icona degli anni Novanta): è stata, dunque, una scelta "quasi naturale, anzi domestica", sorride. Disponibilità, perché il mercato dell’usato è letteralmente inondato da jeans di tutti i marchi, provenienti da ogni parte del mondo (a prevalere sono, ovviamente, i classici cinque tasche): "per noi, una materia prima abbondante e sufficientemente omogenea sulla quale lavorare". C’è, infine, l’elemento simbolico: "abbiamo esaltato l’upcycle (la rivisitazione creativa dei capi già esistenti, ndr) cavalcandone l’approccio di innovazione e l’insita natura di contestazione del sistema di produzione dominante – prosegue Consoli -, ma quale indumento ha saputo interpretare le rivoluzioni meglio dei jeans?".

Consoli e soci individuano, quindi, un’azienda di Bergamo che scommette sull’idea di ‘smontare’ il denim per restituirgli una nuova vita. Da qui, aderendo al progetto ’Jeans Redesign’ – lanciato dalla Ellen MacArthur Foundation nel 2019 e basato su un documento ritenuto tuttora storico per il settore del denim, le ‘Linee guida per la riprogettazione dei jeans’ grazie ai principi dell’economia circolare – Blue of a Kind realizza jeans progettati per essere riutilizzati, una volta arrivati a fine vita. Confezionati in denim di scarto 100% cotone, con accessori ricavati da materiali riciclati, i jeans commercializzati dal brand sono destinati, in tutte le loro parti, a una seconda vita. "Il nostro obiettivo primario – chiosa il fondatore – rimane però la creazione di un prodotto artigianale, unico e con un alto valore di design: per noi la parola ‘stile’ deve fare sempre rima con ‘sostenibilità’".

La scorsa primavera, il brand del denim sostenibile aveva fatto ancora parlare di sé per l’avvio di una collaborazione con Saturnino Celani (nella foto in basso), bassista, compositore e produttore discografico (noto soprattutto per essere il bassista di Lorenzo Jovanotti). Dopo aver fondato il marchio di occhiali Saturnino eyewear, il musicista ha collaborato con Blue of a Kind per la creazione di una collezione di abiti intitolata ‘Risonanze’, ispirata ai punti di contatto tra musica, natura e spirito. "Confrontarmi con il team di Blue of a Kind e, specialmente, con il loro approccio dissonante e rivoluzionario nei confronti della moda tradizionale, mi ha stimolato a esplorare nuove chiavi espressive. I risultati di questa collaborazione si sono rivelati, anche per me, del tutto inaspettati e altrettanto travolgenti", aveva commentato Saturnino in occasione del lancio della capsule, tuttora disponibile sull’e-commerce ufficiale di Blue of a Kind.