
DA BOLOGNA a Bruxelles. La Direzione generale per l’agricoltura (Dg Agri) della Commissione europea ha affidato nei giorni scorsi ad Areté – azienda specializzata in analisi economiche e valutazione di politiche e programmi finanziati nei settori dell’agricoltura, agroindustria, food ed energie rinnovabili, con sede nel capoluogo emiliano – il primo studio europeo dedicato all’uso e alle potenzialità dei dati per il sistema agroalimentare. Il progetto delineato dalla Commissione Ue permetterà, nei prossimi 18 mesi, di mappare i principali e più performanti sistemi di gestione dei dati agricoli in tutto il mondo, nonché le modalità con cui alcuni Paesi riescono a sfruttare la gestione in tempo reale delle informazioni per anticipare e ridurre gli impatti delle crisi, con l’obiettivo di supportare l’Europa nel raggiungere il medesimo risultato.
Le tensioni e i continui capovolgimenti che hanno caratterizzato, negli ultimi anni, i mercati internazionali dei prodotti agricoli e alimentari preoccupano, evidentemente, le istituzioni europee e i governi. E suggeriscono di identificare e mettere in pratica soluzioni nuove, più al passo coi tempi. Per diverse materie prime – tra cui lo zucchero, gli oli vegetali, il grano duro, ma non solo – le oscillazioni delle quotazioni nell’ambito della singola campagna hanno raggiunto, e in certi casi abbondantemente superato, il 100% del prezzo, con impatti rilevanti sulla sostenibilità economica di alcuni segmenti della filiera, e in primis sulla parte agricola, strutturalmente la più debole.
Lo studio Ue, denominato ‘Study on the role of information and communication technologies to improve market transparency’ (dall’inglese, ‘Indagine sul ruolo giocato dalle tecnologie di informazione e comunicazione per migliorare la trasparenza dei mercati’), finanziato dalla Dg Agri della Commissione europea, ha l’obiettivo di analizzare il potenziale delle nuove tecnologie e dei cosiddetti ‘big data’. Ci si propone, così, di migliorare l’attuale sistema informativo Ue sui mercati agroalimentari, con attenzione agli aspetti relativi alla qualità e alla velocità di trasmissione dell’informazione agli operatori, con sistemi che coprano dalle fasi di fornitura dei mezzi tecnici per l’agricoltura fino alla distribuzione dei prodotti finali ai consumatori, passando, naturalmente, per agricoltura e industria alimentare. Cruciali, per realizzare tali miglioramenti, saranno anche gli aspetti di governance del sistema informativo Ue, compresa l’eventuale necessità di migliorare la normativa a tutela della sicurezza e confidenzialità delle informazioni. Lo studio coprirà i 27 Paesi dell’Ue e una serie di Paesi terzi – tra cui Regno Unito, Usa, Canada e Australia – e analizzerà sia sistemi pubblici che sistemi informativi gestiti da privati, mobilitando un team di 30 esperti, distribuiti in altrettanti Paesi.
"I sistemi agricoli sono sempre più complessi e i mercati sempre più connessi tra loro. Gli anni recenti – tra effetti del Covid, del post-pandemia, del conflitto russo-ucraino, di eventi atmosferici avversi – ci hanno messo di fronte a oscillazioni estremamente marcate e altrettanto repentine sia nella disponibilità di prodotti che negli andamenti della domanda, e naturalmente nei prezzi – commenta Enrica Gentile (nella foto qui sopra), ad di Areté Srl e Project manager per lo studio europeo – La rapidità con cui gli operatori possono disporre di informazioni, la qualità dei dati stessi, la disponibilità di previsioni condizionano notevolmente la loro capacità di reagire o addirittura di anticipare questi fenomeni, contenendone, in tal modo, gli impatti negativi sulle filiere, sui sistemi agricoli e sulla capacità di approvvigionamento di interi Paesi".
Ascoltando le dichiarazioni di Gentile, non si può non pensare a quanto accaduto, poco più di un mese fa, sulle acque del Mar Nero, quando il rifiuto, da parte della Russia, di estendere l’accordo del grano con l’Ucraina ha fatto tremare il mondo, sia per il rischio di nuovi aumenti generalizzati dei prezzi, sia per la minaccia alla sicurezza alimentare di diversi Paesi a basso reddito, dipendenti dalle importazioni di frumento ucraino. Naturalmente, in questi casi il timore è che la scarsità di grano, e quindi di cibo, inneschi una deriva di spiccata instabilità sociale, con rivolte, disordini e ondate migratorie verso altri Paesi.
Quanto alla diffusione delle nuove tecnologie e al loro potenziale ancora inespresso per il settore agroalimentare, analisti e addetti ai lavori ritengono che il sistema dell’agrifood stia attraversando una fase di piena rivoluzione digitale: la raccolta, l’elaborazione e la disseminazione di informazioni, peraltro strettamente connesse allo sviluppo della cosiddetta ‘agricoltura 4.0’, stanno cambiando non soltanto il modo di fare agricoltura, ma anche la capacità di controllo sulle filiere. I ‘big data’ influenzeranno infine, in modo determinante, la rapidità e l’adeguatezza con cui gli operatori saranno in grado di reagire a improvvisi stravolgimenti o a eventuali minacce e situazioni di pericolo.