
PUR DOTATA DI SEMBIANZE umane e con la capace di dialogare con naturalezza e rispondere alle domande su bollette e forniture, sarà a tutti gli effetti un’assistente virtuale quella a cui potranno rivolgersi i clienti di Arno Energia. Un balzo nel futuro reso possibile grazie alla partnership con QuestIT, azienda senese specializzata nella realizzazione di tecnologie proprietarie d’intelligenza artificiale.
Non si tratta del classico chatbot, ma della sua evoluzione. Sia perché l’assistente virtuale ha un avatar, sia perché ha anche uno specifico tono di voce, che può essere clonato da quello di una persona. Una delle prime sperimentazioni, fatte utilizzando la piattaforma Algho made in QuestIT, ha coinvolto il conduttore di Eta Beta, Massimo Cerofolini. La sua voce è stata clonata e parte del programma di Radio1 è stato di fatto condotto da un algoritmo di intelligenza virtuale. Nel caso, invece, della collaborazione tra le due aziende toscane, QuestIt e Arno Energia, l’algoritmo sarà utilizzato nell’ambito dell’assistenza ai clienti con l’obiettivo di "rendere il mercato dell’energia sempre più chiaro e trasparente".
"Attualmente non esiste una tecnologia più all’avanguardia dell’intelligenza artificiale", afferma Marco Cecchi, presidente di Arno Energia. "Siamo una realtà giovane, nata solo un anno fa, ma con grandi ambizioni e siamo convinti che QuestIt, grazie alle sue innovazioni, sia il partner ideale per abbracciare un presente, e un futuro, sempre più avveniristico". "Grazie a questa nuova collaborazione rafforziamo ulteriormente la nostra presenza nel settore energetico che, secondo quanto indicato da un recente report sul mercato dell’IA in Italia, coinvolge proprio le energy company made in Italy nel 17 per cento dei casi", sottolinea Francesco Elmi (nella foto sopra), capo ufficio marketing di QuestIt, azienda nata nel 2007 grazie all’intuizione del ceo Ernesto Di Iorio.
Più intelligenza artificiale, meno posti di lavoro?
"No, nient’affatto. Intelligenza artificiale non è sinonimo della sostituzione del valore umano. Gli assistenti virtuali che noi offriamo alle aziende non vanno a sostituire il professionista in carne ed ossa, ma lo aiutano a svolgere le proprie mansioni nel miglior modo possibile".
Anche in questo caso specifico?
"Certamente. Grazie all’intelligenza artificiale, l’assistente virtuale risponde alle domande più frequenti, del tipo: “non riesco a stampare la bolletta“ o “come mai ho pagato tanto questo mese“ e che arrivano magari in qualsiasi orario, anche attraverso i social. Domande ripetitive, che frustrano il lavoratore, che invece può essere impiegato per richieste di informazione più complesse. Sarà maggiormente soddisfatto anche il cliente, che riceverà una risposta corretta nel più breve tempo possibile e di conseguenza sarà un vantaggio anche l’azienda".
Insomma, non bisogna aver paura della diffusione dell’intelligenza artificiale?
"Come è successo con la prima rivoluzione industriale, siamo in una fase di cambiamento. È nostro compito far comprendere che, se adeguatamente utilizzate, le tecnologie aumentano il lavoro umano, potenziano le soft skill delle persone, migliorano l’organizzazione dell’azienda e contribuiscono a creare un ambiente di lavoro sereno, dove il dipendente è meno stressato".
È questo il futuro, anche per la vostra azienda?
"Siamo nati come spin-off universitario. Crediamo molto nelle partnership con il mondo accademico perché puntano sulla ricerca e sviluppo. Dopo il Covid, la nostra azienda ha avuto un’impennata. Il fatturato è in crescita, abbiamo un fatturato di quasi 3 milioni e più di 40 dipendenti. I nostri assistenti virtuali sono richiesti nell’ambito del customer care, e non solo per l’energia, ma anche nei settori automotive, public utilites, quali Sei Toscana, e-commerce. Poi anche comuni, camere di commercio, banche. Gli obiettivi dell’agenda 2030 spingono le aziende e le amministrazioni pubbliche verso i software di intelligenza artificiale, perché, tra le altre cose, abbattono le distanze con il cittadino e il cliente. Non è un caso che il mercato globale dei digital assistant raggiungerà quota 70 miliardi entro il 2028".
Di recente avete svolto un’indagine sugli assistenti virtuali. Quali sono stati i risultati?
"L’analisi è stata effettuata sulla base di oltre 100 imprese. Dall’analisi dei dati raccolti è emerso che il settore maggiormente coinvolto da quest’ondata evolutiva è quello delle pubbliche amministrazioni (20%) e, in particolar modo, quelle del Centro Italia (50%) seguite da quelle del Nord e del Sud (entrambe al 25%). Il secondo gradino più alto del podio, invece, è occupato dal mondo finanziario (17%): a questo proposito risaltano le realtà bancarie del Nord (79%), alle quali fanno seguito quelle del Centro (14%) e del Sud (7%). Medaglia di bronzo invece al mondo delle utility (14%). In questo caso specifico, torna in primo piano il Centro (63%) che precede Nord (25%) e Sud (12%).
Con chi lavorate principalmente, Italia o estero?
"Abbiamo soprattutto clienti italiani, ma nell’ultimo anno ci siamo affacciati all’estero e abbiamo iniziato a lavorare con amministrazioni pubbliche francesi e inglesi. A fine 2022 abbiamo acquisito il 90% di Upmedia Al Tech & Robotics. Un’operazione che s’inserisce in uno scenario nazionale che registra numeri molto importanti. Secondo un’analisi della Rome Business School, infatti, il mercato made in Italy dell’IA nel 2021 ha registrato un incremento del 27 per cento, arrivando a 380 milioni di euro di fatturato e raddoppiando il proprio valore in soli due anni".