Venerdì 19 Aprile 2024

L'ultima follia della Ue: "Troppe sfilate e collezioni"

Nuove linee guida per la moda sostenibile: "Meglio i tessuti riciclati". Il vicepresidente Timmermans: siamo tutti pieni di abiti che non usiamo mai

Una sfilata di moda durante l’ultima edizione di Portugal Fashion

Una sfilata di moda durante l’ultima edizione di Portugal Fashion

ROma, 31 marzo 2022 - Basta con la moda usa e getta. Per arginare l’enorme impatto ambientale del "fast fashion", la Commissione Ue ha presentato un pacchetto di proposte volte a promuovere la moda sostenibile: capi fatti per durare nel tempo ed essere riparati anziché buttati, realizzati con una percentuale sempre maggiore di materiali riciclati. L’esecutivo Ue si rivolge soprattutto a quella parte del settore, da Zara a Uniqlo, che "negli ultimi due decenni ha costruito modelli di business capitalizzando sull’introduzione nel mercato di un numero crescente di linee di moda e micro collezioni a un ritmo sempre crescente".

L’idea è ridurre il numero di collezioni per anno e promuovere collezioni di seconda mano, per "far passare di moda la moda veloce". Il pacchetto, presentato nell’ambito della strategia sull’economia circolare, prevede anche proposte per spingere i cittadini europei a comprare meno e meglio. In Europa si consuma infatti una grande quantità di fibre tessili: una media di 26 chili ogni anno pro capite, il triplo rispetto al 1975. Il 60% delle fibre utilizzate sono sintetiche, tra cui la più comune è il poliestere, prodotto con un processo che richiede oltre 70 milioni di barili di petrolio all’anno solo per i tessuti consumati in Europa. Ogni anno nell’Ue vengono gettate 5,8 milioni di tonnellate di tessuti, l’equivalente di 11 chilogrammi di vestiti per persona, e ogni secondo nel mondo un camion carico di tessuti viene buttato in discarica o incenerito.

"Abbiamo tutti degli abiti che portiamo raramente e c’è davvero un consumo eccessivo di tessili", ha denunciato il vice presidente della Commissione, Frans Timmermans. "Io non sono uno che va dietro alle mode, ma anche nella mia famiglia si comprano tanti vestiti e poi non sappiamo più dove metterli", ha raccontato. "L’industria tessile deve diventare più sostenibile, anche socialmente", ha evidenziato Timmermans. "Entro il 2030 tutti i tessili dovranno essere durevoli, riciclabili, fatti di fibre riciclate e senza sostanze tossiche. Inoltre si vuole promuovere il riutilizzo e la riparazione, per evitare la dispersione nell’ambiente di rifiuti e microplastiche", ha precisato.

L’invito che la Commissione europea rivolge all’industria della moda nella sua "Comunicazione per un settore tessile sostenibile e circolare" deriva dal piano d’azione per l’economia circolare adottato nel marzo 2020, con l’obiettivo di sviluppare l’innovazione e promuovere il riutilizzo nel settore. A febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. Gli europarlamentari hanno chiesto anche nuove misure contro la dispersione delle microfibre nell’ambiente e standard più severi per il consumo dell’acqua.