Lo stregone non ti fa ricco Il gioco della Borsa o la vita

Francesco Cenerini, promotore finanziario, spiega le regole per investire i risparmi. .

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di Achille Perego

Siamo al 69° posto nella classifica mondiale dell’educazione finanziaria. Come dire che i tanti crac che sono costati cari al popolo dei risparmiatori (da Cirio a Parmalat, dai bond argenti alle obbligazioni subordinate delle banche in default) non sono serviti a far crescere l’approccio dei piccoli investitori ai mercati finanziari.

Ma se in Borsa si perdono soldi più che guadagnarli la colpa non è della finanza ma delle persone. Quei risparmiatori che, per esempio, a metà marzo, quando i mercati del mondo sono crollati per l’effetto Covid, presi dal panico (o mal consigliati) hanno venduto registrando pesanti perdite. Oppure, sempre per un misto di avidità (il volere alti rendimenti al tempo dei tassi zero come se vivessimo ancora al tempo dei Bot people quando lo Stato garantiva performance a doppia cifra), mancanza di educazione finanziaria o assenza di un consulente finanziario onesto e preparato che li affiancasse, hanno investito senza diversificare, su pochi e rischiosi titoli. O magari solo uno come un avvocato, ricorda Francesco Cenerini (nella foto), che aveva comprato azioni Bio-On e ha ‘bruciato’ gran parte dei risparmi.

Francesco Cenerini, bolognese, da vent’anni opera come promotore finanziario. E di storie di risparmi traditi ne ha sentite tante. Come di scarsa educazione finanziaria. Così, traendo spunto proprio dalla sua esperienza di promotore, ha dato alle stampe il libro ‘Lo Stregone’. Illustrato da Rosanna Lama e già acquistabile su Amazon.it, racconta con una gustosa verve aneddotica, il mondo della finanza con ironia. Classificando i comportamenti sbagliati o stravaganti di chi investe e pensa di diventare ricco, in nove categorie che vanno dal tennista al generoso, il politologo, l’immortale, il sadomasochista, l’entusiasta, l’esclusivo, l’ammiccante e il tenerone. Un modo, spiega Cenerini, "per ricordare ai miei clienti presenti e futuri – e anche a me stesso – che i soldi non sono un fine ma un mezzo. Che le percentuali possono dare dipendenza e che la finanza è bellissima, se la sai maneggiare. E che, in ogni caso, non è una magia".

Un libro, aggiunge, scritto non "per sfogarsi contro l’ignoranza finanziaria o come parodia del cliente tipo ma, al contrario, un modo per capire dove sbagliamo e che cosa possiamo fare per ritrovare un rapporto sano con i soldi e con le nostre distorte ambizioni da squali di Wall Street. Senza ricorrere a incantesimi e malocchi". E senza pensare che il promotore sia lo "stregone che ti fa ricco".

Nessuno può sapere come andranno i mercati. Né intercedere perché salgano. Però una base dell’educazione finanziaria – oltre quella di non fare un mestiere che non si conosce come quello di allocare e diversificare gli investimenti – è sapere che i mercati sono il mezzo mentre i sogni (comprare casa, mandare i figli all’Università, ect) sono l’obiettivo da porsi negli anni.

E a quel punto, non conta tanto il rendimento ottenuto con gli investimenti, ma avere messo da parte la somma necessaria per coronare il sogno. "Quando il denaro è un mezzo per perseguire un proprio obiettivo di vita e non una percentuale fine a se stessa – spiega sempre Cenerini – non è poi così difficile tenere fede ai propri sogni e non farsi condizionare dall’andamento momentaneo delle Borse".

Anche perché la storia insegna che i mercati sono volatili, che le crisi si ripetono e che dopo un crollo c’è sempre una ripresa. Tanto che negli ultimi vent’anni il più importante indice mondiale, lo S&P 500 di Wall Street è cresciuto del 160%, l’8% all’anno. Ma chi si è fatto prendere dall’emotività delle crisi non ha colto questa grande crescita. È successo così anche con l’emergenza Coronavirus. Dal 19 febbraio al minimo del 24 marzo, l’indice americano ha perso il 33,32%. Da allora a oggi ha ripreso oltre il 40%. I rendimenti nel tempo non li fa il mercato ma, conclude Cenerini, "li facciamo noi, con i nostri comportamenti. Il problema non è la crisi, ma come la affrontiamo. Non a caso Warren Buffet sostiene che le grandi crisi sono formidabili opportunità di trasferimento di ricchezza tra gli impazienti e i pazienti".

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