"La Bce è un’istituzione indipendente, come chiaramente espresso nei Trattati, e non siamo soggetti a nessuna pressione politica di alcun tipo". Suona piccata la replica della della presidente della Bce, Christine Lagarde, alla delusione espressa dal ministro degli Esteri Antonio Tajani per la decisione "poco coraggiosa" di tagliare il costo del denaro di 25 punti base, dal 3,75 al 3,50%. "Noi lavoriamo basandoci sul nostro mandato, che è la stabilità dei prezzi, e sui dati che riceviamo", dice Lagarde. Parole alle quali il ministro degli Esteri controreplica che "non è lesa maestà" criticare la banca centrale e confermando le obiezioni italiane al braccio corto di Francoforte che non aiuta la crescita.
Tajani non parla solo come titolare della Farnesina, ma anche da vicepresidente del Ppe. Per quanto i popolari siano dominati dai fautori dell’austerità tedeschi e nord-europei, la posizione del ministro che tiene i rapporti di governo coi conservatori di Giorgia Meloni non è da trascurare. E infatti Lagarde non la prende per niente bene. La presidente ha partecipato alla riunione informale dell’Eurogruppo di Budapest disertata dai commissari Ue e da molti ministri (che hanno mandato sostituti) in polemica con le posizioni di Viktor Orban sulla guerra russo-ucraina, presente invece l’italiano Giancarlo Giorgetti, ma non si è fatta immortalare nella photo opportunity di rito. "Ho detto chiaramente che decidiamo la nostra posizione sulla previsione d’inflazione, sull’inflazione di fondo e sulla trasmissione della politica monetaria – ha detto Lagarde ai cronisti – Siamo partiti dall’inflazione al 10,6% a ottobre 2022 e ora siamo scesi al 2,2%. C’è eterogeneità tra i Paesi, è un po’ più bassa in Italia, ma è certamente un buon passo".
Ribatte a stretto giro Tajani che "lo 0.25% è un taglio troppo basso per favorire la crescita, perché il costo del denaro troppo alto impedisce alle imprese di poter essere competitive e di poter raccogliere prestiti per fare progetti impegnativi: era più giusto tagliarla dello 0.50%".