Martedì 23 Aprile 2024

Lite sui bonus Salta l’incentivo all’innovazione

La Ragioneria lo cancella perché troppo oneroso. Rabbia dei 5 Stelle, ma il ministro Franco ricuce

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di Antonio Troise

Salta, per ora, il Superbonus per l’innovazione delle aziende. E stop anche alla cedibilità dei crediti fiscali maturati con l’acquisto di mobili e di elettrodomestici o per realizzare autorimesse e posti aiuto pertinenziali. A far scattare il disco rosso è stata la Ragioneria generale dello Stato, che ha passato al setaccio gli emendamenti approvati in Commissione a Palazzo Madama, sottolineando con la matita rossa i due interventi correttivi particolarmente cari ai Cinquestelle.

La reazione dei grillini è stata immediata, tanto che a un certo punto hanno addirittura minacciato di non votare la fiducia, sfiorando la crisi di governo. Poi, però, la protesta è rientrata. Soprattutto dopo le rassicurazioni arrivate dal ministro dell’Economia, Daniele Franco, che si è impegnato a far partire un tavolo tecnico per approfondire il tema.

L’obiettivo è recuperare il provvedimento con un nuovo emendamento da presentare nell’ambito del Decreto Sostegni bis, che approderà nelle prossime settimane in Parlamento. Per ora, però, le imprese dovranno rassegnarsi. La proposta dei Pentastellati prevedeva, in sostanza, l’estensione del meccanismo del superbonus attualmente in vigore per le ristrutturazioni edilizie alle imprese che investivano in progetti di innovazione inquadrati con i processi di "Industria 4.0". In questo caso, i crediti fiscali maturati potevano anche essere ceduti a terzi, come avviene nell’edilizia. Tutto bene, tranne che per un piccolo particolare subito rilevato dalla Ragioneria: le cessioni maturano tutte nel primo anno, anche se il progetto è spalmato su più annualità, scavando un "buco" dalle dimensioni difficilmente quantificabili nel bilancio dello Stato. Un rischio troppo elevato per le finanze pubbliche, messe già a dura prova dall’emergenza Covid. Da qui la richiesta di stralcio.

Ma le acque sono agitate anche sull’altro Superbonus, quello destinato agli interventi per rendere gli edifici più eco-compatibili. I costruttori dell’Ance sono partiti all’attacco per chiedere due cose. La prima: certezza sulla proroga delle agevolazioni al 2023. La seconda: una radicale semplificazione delle procedure. Altrimenti il Superbonus potrebbe diventare un incentivo per i "ricchi", tagliando fuori la platea di piccoli e medi proprietari dei condomini. Oggi il tempo medio per l’erogazione dei contributi è di 18 mesi.

E, spesso, il percorso è simile ad una corsa ad ostacoli, con 36 procedure da portare avanti suddivise in 8 fasi, 40 documenti da caricare sulle piattaforme telematiche. Senza considerare i tempi medi di attesa per il certificato di conformità urbanistica da parte dei Comuni: almeno 6 mesi. Eppure, la proroga di un anno consentirebbe, secondo la Fillea-Cgil, di creare oltre 100mila posti. Invece, a causa delle difficoltà procedurali, il Superbonus edilizio continua a marciare a passo di lumaca. Fino a oggi sono state presentate 23mila domande per una richiesta di 1,8 miliardi, un decimo dei soldi messi a disposizione dell’esecutivo. Solo il 10% delle domande presentate arrivano dai condomini; il resto dalle residenze unifamiliari private, a partire dalle villette.

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