Venerdì 19 Aprile 2024

L’Italia vola: la crescita sfiora il 6%. "Ma vera ripresa solo col Recovery"

Gli economisti: rimbalzo prevedibile, saranno decisive le riforme. Prove di ripartenza dal Salone del Mobile

Molti giovani all'inaugurazione del Salone del mobile a Milano

Molti giovani all'inaugurazione del Salone del mobile a Milano

Potere delle coincidenze. Il Salone del Mobile di Milano, inaugurato ieri, rappresenta plasticamente l’Italia che riapre i battenti della ripresa con la prima fiera aperta al pubblico dopo la pandemia e alla quale non per caso presenzia il capo dello Stato, Sergio Mattarella. Contemporaneamente, dal palco del Forum Ambrosetti di Cernobbio il ministro dell’Economia Daniele Franco si sbilancia formulando una più che rosea previsione: il Pil italiano toccherà quota 6 per cento a fine 2021. Il presidente della Repubblica, al taglio del nastro, sottolinea come l’evento di Milano Rho rappresenti un "momento di rilancio e ripresa per il Paese". "Questo è un appuntamento di particolare importanza, abitualmente. Un punto di riferimento mondiale per il settore, in cui il Paese è all’avanguardia – aggiunge nel suo saluto –. Questa occasione, che raccoglie coraggio di impresa, creatività e cultura, è di straordinario significato in questo momento, per il rilancio e la ripresa del Paese".

Zona gialla: a rischio dal 13 settembre

Green pass subito al lavoro

Nelle stesse ore, il ministro dell’Economia, Daniele Franco, alla platea del Forum Ambrosetti di Cernobbio traccia il quadro della ripartenza post-pandemia. "È in atto una ripresa intensa del Pil, il terzo trimestre sta andando bene. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio prevede per il 2021 un +5,8%, ma non possiamo escludere che a fine anno sia superiore", spiega. Una ripresa ancora più sostenuta, insomma, con una crescita del Pil vicina al 6%. Una ventata di ottimismo sull’andamento dell’economia italiana, che si prepara a superare il ritmo di quella tedesca. Mentre lo stesso premier Mario Draghi ha evidenziato in più occasioni l’inevitabile effetto rimbalzo rispetto al crollo dello scorso anno.

Se, dunque, a livello istituzionale si spinge da un po’ su una visione ampiamente favorevole del futuro, la realtà è probabilmente più complessa e il percorso non appare facile. Gli economisti più autorevoli del Paese appaiono divisi: mentre Alberto Quadrio Curzio, senza mezzi termini, definisce "eclatante" la ripresa in atto, Giulio Sapelli evidenzia che "avevamo perso 9 punti di Pil a causa della pandemia, ora ne riprenderemo tre a fine anno: vuol dire che siamo a meno 3". Perplesso anche Alberto Mingardi: "Il rimbalzo è tale a causa del tonfo, profondo, dello scorso anno". Non solo. Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, avvisa di "non sottovalutare l’incertezza legata alla gestione della pandemia, anche perché dichiarazioni come quella del ministro Speranza su nuove restrizioni non aiutano imprese e persone a fare piani per i mesi a venire".

Il problema, insomma, è costruire una ripresa solida e duratura. "Possiamo parlare di vera ripresa – riflette Sapelli, docente di Storia economica all’Università di Milano – quando saremo a più 10 e anche oltre. Per riuscirci, servono misure come il credito d’imposta del 110 per cento sugli immobili, sul modello Fed, non quelle burocratiche previste in larga parte nel Recovery Plan, secondo il modello della Commissione europea".

Per Quadrio Curzio, decano degli economisti italiani, in futuro, invece, "il consolidamento della ripresa a livelli superiori a quelli pre-Covid dipenderà molto dalla capacità di attuare il Piano di ripresa e resilienza nelle riforme, nelle opere e negli aggiustamenti normativi previsti". Ma il governo Draghi "sa quello che deve fare; e dunque, fiducia".

L’agenda del governo, del resto, è fitta: entro il mese punta a portare a casa il disegno di legge concorrenza e la delega sul fisco, ma per fine settembre dovrà presentare anche la NaDef e subito dopo il Documento programmatico di bilancio a Bruxelles. Entro il 20 ottobre toccherà poi alla legge di Bilancio che assorbirà la riforma degli ammortizzatori, il prolungamento del Superbonus, forse una prima revisione del reddito di cittadinanza e – visti i tempi lunghi della delega fiscale – probabilmente anche un anticipo di taglio del cuneo da far scattare già nel 2022. Cuneo fiscale e Irpef, come spiegato da Franco, rappresentano infatti due dei cardini intorno ai quali l’intera riforma ruoterà.

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro