L’Italia accelera Ma per i consumi la ripresa è lenta

Rapporto Coop: livelli pre Covid solo nel 2023. E preoccupano gli aumenti delle materie prime

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di Achille Perego

Dopo la peggiore crisi di tutti i tempi, stiamo vivendo la migliore ripresa di sempre. Un "momento Italia" suggellato questa estate dalle vittorie sportive (con un +211% a luglio di ricerche online della parola Italia), la forte ripartenza dell’economia e l’autorevolezza di Mario Draghi che hanno fatto sì che il 60% della business community internazionale sia convinta di una maggiore attrattività del Paese e il 48% pensa di investirci.

Così, secondo il Rapporto Coop 2021, stiamo vivendo una seconda giovinezza e l’86% degli italiani è orgoglioso di esserlo. Quasi 7 su 10 guardano al futuro con ottimismo anche se restano le ferite da Covid. Con ansia, disturbi alimentari e depressioni (con un costo per queste di 10 miliardi), la povertà moltiplicata e 27 milioni di italiani che dicono di vivere ancora rinunce e disagi. Il che spiega la ripresa più lenta (+4%) dei consumi, visti tornare ai livelli pre-pandemia solo nel 2023 e, avverte l’ad di Coop Italia Maura Latini, "ultimo comparto che ripartirà". Consumi che potrebbero subire anche il caro-prezzi con un’inflazione da costi dall’effetto recessivo.

"I nostri fornitori – lancia l’allarme Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop – stanno già iniziando a prospettarci aumenti a listino. La cosa che ci preoccupa è che di fronte ad aumenti importanti delle materie prime alimentari, energia, metalli e noli, si possano prospettare incrementi di listino anche del 6-7% e fino al 10%. Sarebbe impensabile trasferirli sui consumatori: per il Paese sarebbe una botta straordinaria. Noi come Coop non vogliamo trasferirli ma non possiamo affrontare il problema da soli. Il governo deve chiamare le parti intorno a un tavolo per vedere come affrontare il problema in condivisione con l’industria, altrimenti andremo incontro a guerre commerciali".

In un Paese che sta cambiando nell’era dell’hybrid work, con la mobilità ibrida, la crescita della digitalizzazione (+18% l’e-commerce nel 2021) e l’attenzione alla sostenibilità (con il timore però che non riesca la rivoluzione verde), stanno cambiando per 1 italiano su 2 anche le abitudini alimentari. Una tavola verde e salutare, con cibi di qualità (ma con un -9% delle grandi marche e un +9% di quelle del produttore), meno carne (+13% sta riducendo i consumi) e più bio, vegani, vegetariani e climatariani (1 su 6 che dichiara un menù salva ambiente) oltre a una food revolution con 6,2 miliardi di investimenti in nuovi cibi, dalle alghe agli insetti alla carne vegetale. Il cambiamento riguarda anche la Gdo con il 20% di quota dei discount ("una grande minaccia" secondo Latini per un modello "deleterio" per le filiere produttive) e risultati delle catene in peggioramento rispetto alla redditività doppia dell’industria.

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