Licenziamenti non più tabù per la metà degli italiani

Gli esuberi creati dalla pandemia hanno ridotto i pregiudizi sui disoccupati

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di Alberto Levi

Con la complessità generata dal Covid che continua a incidere sul mercato del lavoro italiano, la nuova ricerca commissionata da LinkedIn, il più grande network professionale del mondo, ha fatto luce sulle controversie emotive e sui pregiudizi legati al tema dei licenziamenti. Mentre gli ultimi dati italiani del LinkedIn Hiring Rate mostrano che le assunzioni iniziano a stabilizzarsi, con un nuovo massimo dell’8% al 17 ottobre, non bisogna dimenticare gli individui che hanno perso il lavoro (470.000) nel periodo luglio-settembre 2020. La situazione in Italia, come nel resto d’Europa, è ancora preoccupante.

Secondo lo studio, c’è ancora un certo livello di pregiudizio associato ai licenziamenti in Italia, come riferito da otto italiani su dieci (81%). Tuttavia, questo pregiudizio è stato in qualche misura mitigato dagli esuberi causati dalla pandemia, come indicato dalla metà degli intervistati italiani (50%). La ricerca ha anche evidenziato come la perdita del lavoro possa suscitare diverse emozioni negative, dall’imbarazzo (28%) fino alla depressione (25%). Queste emozioni negative hanno indotto sei italiani su dieci (61%) a nascondere la notizia del loro licenziamento a familiari e amici.

Il 40% degli italiani afferma di aver mentito sul proprio licenziamento perché si sentiva in imbarazzo, il 34% dichiara di aver mentito perché si vergognava, il 28% perché non si sentiva a suo agio a parlarne, mentre un altro 25% riferisce di aver mentito perché era convinto che ammettere di essere stato licenziato avrebbe compromesso le sue prospettive di lavoro future.

L’indagine ha fornito un chiaro indicatore di come gli italiani reagiscono al licenziamento degli altri. Secondo la ricerca, il 58% degli italiani ha dichiarato di non giudicare male e di non guardare dall’alto in basso coloro che sono attualmente senza lavoro. In particolare, le persone tendono a essere più empatiche verso coloro che sono stati licenziati se loro stesse hanno sperimentato questa situazione: questo rende più facile agli italiani (57%) mettersi nei panni di lavoratori che si trovano nelle loro stesse condizioni.

Nonostante la maggior parte degli italiani si consideri più aperta ed empatica nei confronti delle persone che hanno perso il lavoro, molti tendevano a credere agli stereotipi più comuni e diffusi sui disoccupati prima di venire licenziati a loro volta. Infatti, più di due intervistati su dieci (23%) ritenevano che le persone senza lavoro fossero pigre, e il 18% le considerava meno capaci. Sono questi i tipi di pregiudizi che hanno portato più di quattro italiani su dieci (42%) ad ammettere di sentirsi in imbarazzo a parlare ad altri del proprio licenziamento.

La ricerca mostra anche come la pandemia abbia messo a dura prova la fiducia degli italiani in sé stessi, e nella loro capacità di trovare lavoro. Tre italiani su cinque (62%), attualmente disoccupati, si sentono svantaggiati nella ricerca di un lavoro, rispetto a chi è attualmente occupato ma in cerca di un nuovo impiego. Questa mancanza di fiducia ha portato due italiani su cinque (38%) a sentirsi stressati e preoccupati di non riuscire a trovare il lavoro giusto, con quasi tre italiani su dieci (28%) che hanno ammesso di sentirsi sconfitti dopo essere stati rifiutati per un ruolo per cui avevano fatto domanda. Questo ha portato alcuni lavoratori a perdere le speranze, con più di un quarto (27%) che sente di non riuscire a trovare qualcosa nel proprio campo, e attualmente non sa cos’altro fare.

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