Mercoledì 24 Aprile 2024

Licenziamenti, lo stop ha salvato 330mila posti

L’Inps: ma i lavoratori occupati sono diminuiti. E Tridico boccia le pensioni con 41 anni di contributi

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Il blocco dei licenziamenti ha salvato nel periodo tra il 2020 e il 2021 circa 330.000 posti di lavoro, per oltre i due terzi riconducibili alle imprese che hanno fino a 15 dipendenti. I licenziamenti, esclusi quelli disciplinari, si sono dimezzati passando dai 560.000 medi annui nei 24 mesi precedenti la pandemia a 230.000 tra marzo 2020 e febbraio 2021. A metterlo nero su bianco è Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, nella relazione annuale dell’Istituto. Ma la pandemia ha colpito duro nel lavoro autonomo, privo di protezioni dal rischio chiusura attività. Tanto che nel confronto tra l’ultimo trimestre del 2019 e il primo trimestre del 2021 gli occupati in Italia si sono ridotti del 2,8% con un calo sostenuto soprattutto per gli indipendenti diminuiti del 5,1%.

Ma se il fronte licenziamenti resta incandescente, si riapre anche il capitolo pensioni. Si va, infatti, verso la riapertura del confronto sulla previdenza in vista della scadenza a fine 2021 di Quota 100, ma il governo avverte che la discussione non potrà concentrarsi sull’anticipo della pensione quanto sulle prestazioni future dei giovani, che rischiano di avere pensioni interamente contributive molto basse. Tridico ha quantificato la spesa di alcune delle proposte sul tappeto di fatto bocciando una delle richieste del sindacato ovvero l’uscita con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. L’ipotesi, già accantonata nel 2019, quando fu poi introdotta Quota 100, perché troppo costosa, peserebbe nel 2022 secondo l’Inps per 4,3 miliardi per arrivare a fine decennio a 9,2 miliardi. In media costerebbe lo 0,4% del Pil. Il dibattito sulle pensioni – ha detto il ministro del Lavoro – "è eccessivamente concentrato sulla flessibilità in uscita e sulla possibilità di anticipo dell’uscita dal mercato del lavoro mentre dovremmo concentrarsi sulle prospettive che riguardano gli assegni delle nuove generazioni".

Ma il sindacato non ci sta. "Non sembra vi sia nell’esecutivo – dice il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli – la consapevolezza che se non arrivassero risposte concrete su un tema così sensibile, sarà inevitabile una incisiva mobilitazione dei lavoratori". Anche i responsabili della previdenza di Cisl e Uil chiedono con urgenza il tavolo perché manca poco alla scadenza di Quota 100.

Claudia Marin

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