
L’Europa stretta tra i Brics e l’America
Villois
Sono ormai trascorsi quasi 15 anni da quando è stato costituito il Brics da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, ovvero un Ocse dei paesi emergenti con obiettivo di promuovere la cooperazione economica e politica tra i suoi aderenti. Da quest’anno Iran, Arabia Saudita, Egitto, Argentina, Emirati Arabi ed Etiopia si sono uniti al gruppo dei fondatori. Un chiaro segnale all’Occidente e l’indicazione che i Brics che aspirano a cambiare gli equilibri geoeconomici del mondo. Il progetto di una valuta unica dei Brics, conosciuta come R5, dalle iniziali delle 5 valute che la compongono, è un obiettivo primario. Il tentativo mira a ridimensionare il peso nel commercio mondiale del dollaro e indebolire quello dell’euro. Lo spostamento verso Cina, India e paesi arabi degli indirizzi mondiali di politica economica e di riflesso sociale, potrebbe innescare un allontanamento dagli Usa che tuttavia, a differenza dell’Europa, sono dotati sia di risorse naturali sia di una capacità di innovazione superiore. L’America potrebbe imporre all’Europa di limitare i rapporti con i Brics, riservandosi una contrapposizione diretta. L’Europa si trova in una condizione di debolezza che impone l’accelerazione degli investimenti nell’innovation tecnology, aprendo ai rapporti con i paesi africani ricchi di risorse naturali necessarie per le tecnologie fondamentali. Riuscire nel doppio intento aumenterebbe i poteri contrattuali con il resto del globo e il ruolo dell’euro negli scambi commerciali mondiali. Siamo alle soglie di un confronto sulla supremazia del pianeta, l’Europa può diventare l’ago della bilancia degli equilibri economici-finanziari mondiali se anticipa i tempi e agisce investendo.