Pensioni, le regole del 2023. Età e contributi, ecco chi (e come) uscirà dal lavoro

Obiettivo primario del governo è evitare lo scalone. Fornero a 67 anni. Confermate quote e uscite anticipate per donne e lavoratori precoci

Evitare lo scalone Fornero (a 67 anni) il prossimo primo gennaio, in attesa di realizzare una riforma organica della previdenza. È questo l’imperativo categorico che il governo deve soddisfare con urgenza nelle prossime settimane nell’ambito della legge di Bilancio. E la modalità per farlo non potrà essere nell’immediato che la proroga degli strumenti in atto per l’uscita anticipata, con l’aggiunta, semmai, di Quota 41 riveduta e corretta. E con l’ulteriore corollario dell’introduzione di un bonus (sotto forma di trasformazione dei contributi in stipendio con un più 10 per cento di retribuzione) per coloro che, pur potendo andare in pensione, decidono di rimanere in attività. Ma vediamo chi sono i lavoratori che potranno uscire nel 2023 alla luce delle novità in arrivo.

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Il ministro del Lavoro Marina Calderone (Ansa)
Il ministro del Lavoro Marina Calderone (Ansa)

Ape sociale per i nati nel 1960

Potranno utilizzare questa formula nel 2023 anche coloro che siano nati entro il 1960 compreso e che abbiano cominciato a lavorare tra il 1987 e il 1993 (oltre a tutti coloro che siano nati prima e abbiano cominciato a lavorare prima). La formula è utilizzabile, infatti, dai lavoratori dipendenti, pubblici e privati, e da quelli autonomi, con almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi (a seconda dei casi), che si trovino in una delle seguenti condizioni: lavoratori che svolgono attività "gravose", invalidi civili di grado almeno pari al 74 per cento, caregiver, disoccupati.

Canale "precoci" per chi ha iniziato nell’82

Potranno lasciare il lavoro con questo canale, con 41 anni di contributi, nel prossimo anno anche coloro che, a prescindere dall’età anagrafica, abbiano cominciato a lavorare entro il 1982. A condizione che abbiano lavorato prima dei 19 anni per almeno 12 mesi in modo effettivo anche non in modo continuativo. Ma anche a condizione che si trovino in una delle seguenti condizioni: lavoratori che svolgono attività "gravose", invalidi civili di grado almeno pari al 74 per cento, caregiver, disoccupati, lavoratori che svolgono lavoro usurante o notturno.

Opzione donna per le nate nel ’63 e ’64

Dovrebbero poter utilizzare questa via anche le lavoratrici che siano nate entro il 1963 o il 1964 e che abbiano cominciato a lavorare anche nel 1988. Si tratta delle lavoratrici dipendenti, pubbliche e private, e autonome iscritte all’Inps, che abbiano raggiunto i 58 anni di età, se lavoratrici dipendenti, o i 59, se autonome, entro il 31 dicembre 2022. Si tratta solo di vedere se per il 2023 verrà lasciato questo requisito o se verrà aumentato di un anno a quota 59-60 anni.

Quota 102 per i nati nel ’61

Se verrà mantenuta, Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi) potrà servire per andare in pensione anticipata anche a coloro che siano nati entro il 1961 e che abbiano cominciato a lavorare entro il 1985.Se verrà prorogata, la scadenza diventerà il 31 dicembre 2023 per la maturazione dei requisiti indicati.

Quota 41 per i nati nel 1962

Se introdotta, la soluzione permetterà di lasciare il lavoro in via anticipata ai nati entro il 1962 e che abbiano cominciato a lavorare entro il 1982. E’ la formula per lasciare il lavoro voluta dalla Lega, ma nelle intenzioni originarie doveva essere secca: 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Matteo Salvini, però, ha sdoganato la possibilità di aggiungere un requisito di età: 61 anni. E La Calderone conferma questa possibilità.

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