Un giovane su quattro pronto a lavorare gratis se l’azienda è famosa

UN GIOVANE italiano su cinque sarebbe disposto a lavorare gratis. Ma solo per un periodo limitato e per aziende prestigiose che garantiscano un ritorno di immagine poi valorizzabile nel curriculum. È quanto emerge da un sondaggio di ‘Spot and web’, che ha intervistato oltre 600 ragazzi e ragazze neolaureati in diverse discipline, secondo cui meno della metà del campione (44%) si è detto contrario a lavorare gratuitamente "ma a certe condizioni". Ma a quali condizioni i giovani interpellati lavorerebbero senza essere pagati? Il 33% ha risposto "a patto che dopo 6 mesi sia garantita l’assunzione". Il 22%, invece, accetterebbe "se il datore di lavoro avesse un nome prestigioso e garantisse eventuali spese di trasferimento da sostenere". Il 13% potrebbe lavorare senza compenso per un anno se il datore di lavoro garantisse anche corsi di aggiornamento periodici. Il 34% "se fosse consentito di lavorare fianco a fianco di grandi nomi dell’industria o dell’imprenditoria in modo da arricchire il curriculum". Infine, se l’azienda consentisse anche una formazione all’estero, i giovani direbbero sì a un lavoro non retribuito per un periodo limitato (32%). Contrariamente a quanto possa sembrare logico, chi è disposto a lavorare gratis non ha una condizione socioeconomica elevata, anzi: il 34% del campione che ha risposto in questo modo appartiene alle classi sociali meno agiate. Mentre chi ha una estrazione benestante si dichiara disponibile solo nel 10% dei casi.

In testa alla classifica delle aziende italiane più ambite, che ‘fanno curriculum’ e per le quali gli interpellati accetterebbero di lavorare gratuitamente per un periodo limitato, c’è la Ferrari (15%); al secondo posto Armani (14%) e al terzo Brembo (12%). A seguire Mediaset (10%), Finmeccanica (9%), Dolce & Gabbana (7%), Lamborghini (6%), Barilla (5%), Banca Intesa (4%) e Ferretti Spa. (3%). Il 53% degli intervistati sarebbe disponibile a lavorare senza essere pagato per sei mesi, mentre il 23% lo farebbe anche per un anno. Soltanto il 10% accetterebbe "per qualche mese".

"I risultati della ricerca – commenta Gianluca Spadoni (nella foto in basso), ideatore dell’Osservatorio Evolution Forum Business School sulle Pmi – confermano che non pochi neolaureati hanno capito che la contropartita economica, almeno nelle fasi iniziali, non è determinante e conta molto crearsi una reputazione nel settore lavorativo. L’opposto dei bamboccioni o dei fannulloni che aspettano il reddito e sanno solo lamentarsi".

Andrea Ropa

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