Posto fisso addio, i giovani preferiscono soldi e fiducia

Migration

QUO VADO? Anche Checco Zalone, protagonista del film cult dei cacciatori di teste, dovrà farsene una ragione: il posto fisso non è più fra le priorità dei giovani. Prima vengono i soldi e la qualità della vita, anche a costo di accettare cambiamenti e situazioni d’incertezza. Circa il 70% dei neolaureati e dei laureandi italiani, infatti, attribuisce maggior importanza a una remunerazione economica adeguata, alla possibilità di autodeterminarsi e di vivere in un ambiente di lavoro non tossico. È quanto emerge da una ricerca dell‘Università di Pavia, commissionata da Humangest, i cui risultati hanno mostrato tendenze in netta discontinuità con le evidenze delle ricerche simili svolte nello scorso decennio. In particolare, mentre la coerenza dell‘occupazione con la propria disciplina di studi passa drasticamente in secondo piano (importante solo per il 4,5% dei laureati e il 6,7% dei laureandi coinvolti), cresce l‘importanza della remunerazione economica adeguata (importante per il 71,2% dei laureati e il 67,3% dei laureandi), anche a discapito della stabilità del non più così fondamentale posto fisso. Risulta infatti scarsa l‘importanza attribuita al tipo di contratto posseduto o da ricercare (molto importante solo per il 5,2% laureandi e per il 10,5% dei laureati) e della stabilità dell‘azienda o organizzazione con cui si lavora o si vorrebbe lavorare (6,5% per i laureati e 4,2% per i laureandi).

Complessivamente, gli intervistati accettano dunque l‘incertezza e la necessità di cambiare come un dato di fatto attorno al quale costruire le proprie strategie, senza porsi limiti ed esplorando nuovi campi di applicazione per le loro potenzialità. Inoltre cresce il valore dell‘autodeterminazione: un laureando su cinque immagina un futuro da libero professionista, mentre fra i laureati uno su sette vorrebbe diventare autonomo essendo dipendente. E la maggior parte di chi è attualmente autonomo preferisce restare tale (il 64,1%). Questa voglia di autodeterminarsi nel mondo del lavoro è riflessa anche nell‘importanza data dai giovani alla possibilità di organizzare al meglio il rapporto con la propria sfera privata: il 46,8% dei laureandi e il 48,7% dei laureati sono infatti concordi nell‘attribuire grande importanza al tempo da dedicare alla propria vita extra lavorativa.

La ricerca mette in luce i molteplici aspetti della fiducia nel contesto entro cui si svolge la prestazione lavorativa. Fiducia che passa attraverso il giusto riconoscimento in termini di merito e di retribuzione, ma anche attraverso un clima di relazioni sane ed equilibrate. L‘importanza della dimensione relazionale emerge soprattutto fra coloro che già hanno sperimentato sulla propria pelle tale dimensione in un contesto lavorativo, con uno scostamento fra la percezione maschile e quella femminile: il 29,9% delle laureate la ritiene infatti un fattore cruciale, contro il 25,7% dei laureati maschi. Proprio la tossicità delle relazioni costituisce il principale motivo per il quale i giovani decidono di lasciare un posto di lavoro: secondo il 70,3% dei laureandi e il 67,1% dei laureati, non è sostenibile lavorare in un ambiente in cui il clima non sia sano, costruttivo, accogliente e stimolante.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro