Giovedì 18 Aprile 2024

L’occupazione batte il Covid Un milione di posti in 2 anni

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IL LAVORO archivia l’era Covid. La ripresa dell’occupazione, che tra il 2021 e il 2022 ha creato quasi un milione di nuovi posti nel settore privato, ha infatti riassorbito completamente la caduta causata dalla pandemia. Lo conferma il Rapporto realizzato da ministero del Lavoro, Banca d’Italia e Anpal, secondo cui nel 2022 sono stati creati più di 382mila posti, un valore superiore a quello registrato nel 2019, prima dell’emergenza sanitaria, quando si era toccato quota 308mila. Nei primi undici mesi dell’anno scorso il numero di disoccupati è diminuito di circa 120mila unità, una riduzione significativa anche se meno pronunciata rispetto a quella del 2021. Questa crescita occupazionale è legata quasi esclusivamente alle assunzioni a tempo indeterminato: oltre 410mila i posti stabili in più, a fronte di una sostanziale stazionarietà dei contratti a termine e di un calo di oltre 50mila contratti di apprendistato. Aggiungendo i risultati del 2021, con oltre 602mila posizioni lavorative in più, ecco che nell’ultimo biennio il settore privato ha creato quasi un milione di nuovi posti.

Tuttavia si conferma il rallentamento del mercato del lavoro alla fine dell’anno scorso. La domanda, sottolinea il Rapporto, è rimasta sostenuta fino all’inizio dell’estate, riportando l’occupazione sul sentiero di crescita pre-pandemico. Nei mesi successivi la dinamica è rimasta positiva ma si è indebolita: nel bimestre novembre-dicembre le attivazioni nette si sono mantenute su livelli simili a quelli del 2019 (37mila posti in più a fronte dei circa 33mila di tre anni prima, al netto degli effetti stagionali). Tra i settori, la ripresa occupazionale dell’ultimo biennio è stata eterogenea. Il comparto del turismo, che maggiormente ha risentito della crisi sanitaria malgrado il buon andamento della stagione estiva, rimane ancora sotto i livelli pre-Covid. Il crescente ricorso a forme di lavoro da remoto e l’aumento della fruizione di servizi digitali – sottolinea il Rapporto – hanno favorito la crescita della domanda di lavoro nei settori della tecnologia dell’informazione; ciò nonostante il comparto appare ancora di dimensione modesta.

Meglio, invece, per le costruzioni che, anche sulla spinta del Superbonus, hanno registrato tassi di crescita molto elevati a partire dall’estate 2020; nonostante il più recente rallentamento, la domanda di lavoro in questo settore dovrebbe rimanere sostenuta, anche grazie ai piani di investimento previsti dal Pnrr. Un rallentamento che ha pesato nella seconda metà dell’anno scorso particolarmente sul Sud, dove di più il comparto edile aveva spinto l’occupazione. In generale, comunque, la crescita si è concentrata nel Centro Nord, mentre la domanda di lavoro del Sud e delle Isole ha pesato nella creazione di nuove posizioni lavorative in Italia per circa un quinto, valore inferiore a quello del 2021 (quasi un terzo).

"Il rallentamento di fine 2022 – commenta il segretario confederale della Cisl, Giulio Romani (nella foto) – fa temere che la stessa scarsità di professionalità stia rischiando di diventare un freno alla crescita tout court e, insieme all’altra strozzatura nelle catene di approvvigionamento globali e all’inflazione, potrebbe portarci a una inversione di tendenza rispetto all’ultimo biennio".

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