Martedì 23 Aprile 2024

L’idea del ‘South working’ piace alle aziende italiane

Migration

SMART E REMOTE WORKING potrebbero riuscire laddove hanno fallito la Cassa del Mezzogiorno e decenni di sterili politiche assistenzialistiche. Lo rivela la ricerca di Randstad e Fondazione per la Sussidiarietà (Fps) ‘South working per lo sviluppo responsabile e sostenibile del Paese’, secondo cui entro il 2030 gli abitanti del Sud Italia di età compresa tra 20 e 64 anni si ridurranno dell’11%, rispetto a un calo del 6,7% atteso a livello nazionale. Questo andamento è effetto non solo di fattori demografici, ma di nuovi flussi migratori interni legati alla ricerca di lavoro qualificato. C’è però un fenomeno nuovo che può contribuire alla crescita del Sud e contrastarne lo spopolamento: la possibilità di lavorare da remoto per aziende con sede su tutto il territorio nazionale.

Partendo dal fatto che il 77% delle aziende italiane ha adottato lo smart working e il 46% è disponibile a progetti di remote working da 2 a 5 giorni settimanali, l’indagine dimostra come il ‘South working’ possa rappresentare un valido strumento per sostenere lo sviluppo del Paese. Ciò attraverso l’utilizzo degli ‘hub di lavoro’ al Sud, spazi di co-working o veri e propri uffici con team aziendali dislocati in aree lontane dalle grandi città del Centro-Nord, che le imprese sarebbero disposte ad aprire soprattutto per contribuire alla crescita (61%), ma anche per accedere a figure professionali difficili da reperire (48%) e ridurre i costi (35,5%). Il 61% delle imprese ritiene che l’hub possa essere gestito in modo diretto, come una propria filiale, piuttosto che tramite società di servizi esterne.

Lo studio ha analizzato oltre 1 milione e 420mila offerte di lavoro pubblicate sui principali siti di ricerca online tra il 2019 e il 2021: il 78% di esse è concentrato nel Nord del Paese, il 14% nel Centro e solo l’8% al Sud. Tra questi ultimi 112.451 annunci di lavoro, quelli dedicati a profili con un livello di competenze alto sono 50.126. Si tratta in particolare di rappresentanti di commercio (4.054), sviluppatori di software (3.362), segretari con mansioni amministrative ed esecutive (3.001). Gli annunci per figure con competenze medie, invece, sono 41.506. Le ricerche riguardano soprattutto assistenti alle vendite (6.097), installatori e riparatori di apparati elettromeccanici (2.917) e manutentori di apparati elettronici industriali (2.061). Circa 20.819 annunci sono dedicati a professioni con skills di altro genere. Il numero di offerte di lavoro sul web cambia drasticamente nelle altre aree geografiche: al primo posto il Nord-Ovest, con 617.482 ricerche aperte (43,5%), segue il Nord-Est con 482.712 (34%), e il Centro con 207.655 (14,6%).

"Sempre più imprese – afferma Marco Ceresa (nella foto a destra), Group Ceo di Randstad Italia – iniziano a considerare l’idea di favorire lo sviluppo nelle aree più fragili del Paese cercando di trovare quelle risorse umane preziose che sempre più si fa fatica a trovare nel Nord Italia. La creazione di ‘hub di lavoro’ può davvero essere il volano per il ‘South working’, in grado di reclutare competenze altrimenti non accessibili, garantire il bilanciamento vita-lavoro alle persone e sostenere un indotto locale. Per fare ciò i presupposti fondamentali sono la creazione di un’efficiente infrastruttura digitale, spazi adeguati e uno sforzo multilaterale tra aziende, agenzie per il lavoro, enti locali e atenei universitari".

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