Giovedì 19 Giugno 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Le aziende snobbano il mix generazionale

C’ERA UNA VOLTA la bottega artigiana. Dove il mestiere s’imparava a contatto diretto con i colleghi più anziani, in grado...

C’ERA UNA VOLTA la bottega artigiana. Dove il mestiere s’imparava a contatto diretto con i colleghi più anziani, in grado...

C’ERA UNA VOLTA la bottega artigiana. Dove il mestiere s’imparava a contatto diretto con i colleghi più anziani, in grado...

C’ERA UNA VOLTA la bottega artigiana. Dove il mestiere s’imparava a contatto diretto con i colleghi più anziani, in grado di trasmettere tecniche, abilità, segreti ed esperienze. Un mondo che sta scomparendo, almeno secondo l’indagine realizzata da The Adecco Group e Istituto Piepoli, che certifica come più della metà (54%) delle aziende italiane non ha mai avviato azioni per favorire il rapporto tra generazioni diverse in ambito lavorativo. E soprattutto non ha intenzione di farlo in futuro. Nonostante l’87% dei lavoratori lo ritenga un tema fondamentale, un terzo di loro dichiara che la propria azienda non considera adeguatamente le esigenze generazionali e solo il 10% è a conoscenza di iniziative aziendali intraprese in tal senso. Ciò non fa che aumentare gli stereotipi: commenti negativi e battute inappropriate sono stati sopportati dal 30% di lavoratori che hanno subito pregiudizi in base all’età, mentre per il 37% delle aziende gli stereotipi si sostanziano prevalentemente in un trattamento economico differente.

Lo studio rileva inoltre che in un’azienda su quattro i lavoratori sono discriminati in base all’età se si tratta di coinvolgerli in progetti importanti, mentre per il 20% dei lavoratori l’avanzare degli anni influenza negativamente le opportunità di assunzione e promozione. Tra le difficoltà che si riscontrano nel creare una sana collaborazione tra dipendenti appartenenti a generazioni diverse, al primo posto c’è lo stile comunicativo, segnalato dal 42% delle aziende e dal 34% dei lavoratori. Seguono, per le aziende, il diverso modo di relazionarsi a colleghi e superiori (39%), mentre per i lavoratori sono le competenze tecnologiche a fare la differenza (22%). Le aziende, infine, pongono particolare attenzione alla diversa dedizione al lavoro (34%), che si ferma al 22% per i lavoratori.

Se si guarda alle caratteristiche attribuite dalle aziende a lavoratori di diverse generazioni, emerge che i Millennials si distinguono per spirito di squadra (32%), capacità di problem solving (29%) e di adattamento (24%). La Gen Z è la meno resistente al cambiamento (2%) dopo Gen X e Baby Boomers (14%) e Millennials (10%). Ai giovani della Gen Z, invece, le aziende riconoscono una maggiore familiarità con la tecnologia (37%) e una particolare predisposizione all’apprendimento (21%), ma al tempo stesso li ritiene meno capaci di gestire lo stress (14%).

"Nonostante ci sia ancora molta strada da fare affinché le aziende, soprattutto di piccole dimensioni, mettano a terra strategie specifiche e concrete per la gestione del mix generazionale, la collaborazione tra colleghi di età differenti è valutata positivamente, in particolare da quelle di medie dimensioni, ed è riconosciuta come elemento capace di portare indubbi vantaggi" commenta Virginia Stagni (nella foto), chief marketing officer di The Adecco Group Italy.

"Non si tratta tanto di far lavorare bene le persone tra loro, quanto di farle vivere bene insieme – sottolinea Livio Gigliuto, presidente dell’Istituto Piepoli – Superare le barriere culturali e gli stereotipi significa rammendare gli ambienti di lavoro, rendendoli luoghi di socializzazione più fluidi e inclusivi. Le aziende che sapranno investire nell’armonia tra lavoratori di età diversa saranno più capaci di affrontare le sfide del futuro".