L’ITALIA è il paese Ue con meno neolaureati occupati. Lo certifica Eurostat analizzando i dati relativi ai giovani di età compresa tra i 20 e i 34 anni che hanno trovato lavoro in un periodo compreso tra un anno e tre anni successivi al conseguimento del titolo di studio più alto. A livello europeo, nel 2022, l’82,4% dei giovani in possesso di una laurea ha ottenuto un’occupazione in una fascia di tempo che va da uno a tre anni dal conseguimento del titolo di studio. Si tratta però di un dato che varia significativamente da paese a paese. Tra gli stati membri, l’occupazione più alta si registra in Lussemburgo (93,4%), seguono Paesi Bassi (92,9%), Germania (92,2%) e Malta (90,8%). I paesi che invece riportano l’incidenza minore sono Romania (69,9%), Grecia (66,1%) e Italia (65,2%). I dati sono coerenti con l’andamento generale dell’economia, che ha visto un aumento del tasso di occupazione fino al 2019. In quell’anno, l’80,9% dei giovani laureati europei che hanno conseguito il titolo entro i tre anni precedenti risulta occupato. Si assiste a un calo nel 2020 in seguito all’emergenza sanitaria, a cui segue una crescita negli anni successivi fino a oltrepassare i livelli pre pandemici.
Vi sono però delle differenze in base al genere. Il tasso di occupazione è infatti sempre maggiore tra i maschi, con differenze che vanno appiattendosi nel corso degli anni. Nel 2019, infatti, la differenza era di 4,7 punti percentuali, la maggiore nel periodo considerato. Questo dato è in calo fino a raggiungere il 2,2% nel 2022, l’anno che registra il valore minore. Questo divario può essere spiegato dalla natura differente degli studi intrapresi da uomini e donne: il settore più tecnico dell’ingegneria, della manifattura e delle costruzioni vede, a livello di istruzione terziaria, una larga maggioranza di uomini iscritti a percorsi di formazione (73,1%), mentre in altri campi – come quello della salute, quello economico e legale – è maggiore l’incidenza femminile.
Andrea Ropa