Mercoledì 24 Aprile 2024

Il salario minimo piace ai direttori del personale

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CHI HA PAURA del salario minimo? Certo non le aziende italiane. I cui direttori del personale, al contrario, sono in larga maggioranza (70%) favorevoli alla sua introduzione – pur ritenendo necessario legarlo al costo della vita su base regionale – e si dichiarano pronti a coglierne le opportunità. È l’indicazione che emerge dall’indagine promossa dall’Aidp (l’associazione per la direzione del personale) sul tema del salario minimo, divenuto di stretta attualità a seguito della bozza di accordo sulla direttiva, raggiunto a inizio giugno da Consiglio e Parlamento Ue (nella foto a destra la presidente Roberta Metsola) ma non ancora approvato definitivamente.

Da un lato i risultati dell’indagine, a cui hanno risposto circa 600 manager, evidenziano una sostanziale e diffusa consapevolezza che l’introduzione di tale misura non inciderà negativamente sul nostro sistema di relazioni sindacali: il 74% dei rispondenti, infatti, ritiene che non impatterà sull’aumento del costo del lavoro, oltre l’86% che le relazioni sindacali non verranno indebolite o inasprite e il 66% che la misura non allontanerà le imprese dal contratto nazionale.

Dall’altro prevale la convinzione che il salario minimo avrà effetti benefici su una specifica categoria di lavoratori più deboli e meno qualificati: il 61%, infatti, ritiene che il salario minimo ridurrà la disuguaglianza nei livelli salariali aumentando la paga dei lavoratori meno retribuiti, mentre il 71% è convinto che ne trarranno beneficio soprattutto i lavoratori meno qualificati e protetti. Da evidenziare che un’elevata percentuale di rispondenti (il 70%) ritiene necessario legare il salario minimo al costo della vita su base regionale.

Dall’indagine emerge inoltre una sostanziale neutralità del salario minimo rispetto all’incidenza che potrebbe avere sui diversi capitoli e trend del mercato del lavoro, chiamati in causa dal dibattito pubblico sul tema. Il 72% dei direttori del personale ritiene che la misura non diminuirà la percentuale di dimissioni volontarie, il 67% che non ci sarà nessun impatto sulla diminuzione del lavoro nero e il 50% che questa soluzione non ridurrà l’accesso al reddito di cittadinanza, contro il 32%, invece, che ritiene questa opzione possibile.

"Il punto di partenza di ogni dibattito sul salario minimo deve tener conto della specificità italiana – spiega Matilde Marandola (nella foto a sinistra), presidente nazionale Aidp – Parliamo di una lunga storia di relazioni sindacali e di contrattazione che copre gran parte del mercato del lavoro, con diritti e doveri, compreso ovviamente il tema salariale, regolati dai contratti collettivi nazionali ampiamente diffusi. La vera questione è capire come garantire anche a quella parte minoritaria del nostro sistema che è fuori dai contratti nazionali un’adeguata tutela salariale. In questo senso l’introduzione di una misura che vada in questa direzione, come il salario minimo per legge, può avere una ragion d’essere. La sua introduzione, tuttavia, deve avvenire in modo equilibrato e virtuoso all’interno di un sistema, come il nostro, in cui il ruolo e la funzione regolatrice delle parti sociali sono largamente estesi".

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