Ucraina, incubo gas razionato in Italia: case fredde e imprese a singhiozzo

Se Putin chiude i rubinetti, stop alle fabbriche non strategiche e limiti al riscaldamento domestico Tabarelli (Nomisma): "Non c’è alternativa alle forniture russe, il vero problema sarà il prossimo inverno"

La sede di Gazprom a Mosca (Ansa)

La sede di Gazprom a Mosca (Ansa)

Roma, 3 marzo 2022 - Se Putin chiude i rubinetti del gas, l’Italia non è pronta. "È impossibile rimpiazzare le forniture di gas russo", rileva Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. Il gasdotto che porta in Italia il metano dalla Siberia, in entrata a Tarvisio, pompa ogni anno 30 miliardi di metri cubi di metano. Il governo italiano ha sollecitato l’aumento delle forniture dall’Algeria, ma nessuno degli altri fornitori è in grado di pompare abbastanza gas per coprire questo tipo di volumi. Purtroppo "siamo in un guaio ciclopico, che abbiamo contribuito a costruire", sostiene Paolo Scaroni, deputy chairman di Rothschild, con un passato alla guida di Enel e poi di Eni.

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"Le tensioni con l’Ucraina non sono una novità e già in passato abbiamo sperimentato situazioni critiche, come nel 2006, quando in gennaio Gazprom chiuse i rubinetti e l’Ucraina restò al freddo, ma mai come quella di oggi", ricorda Tabarelli. "In quell’occasione le forniture all’Europa subirono un brusco calo e anche in Italia fummo costretti al razionamento delle forniture alle industrie, ma oggi non sarebbe sufficiente, se i russi interrompessero il flusso del gas per ritorsione contro le sanzioni", ragiona Tabarelli. 

Nella "peggiore delle ipotesi", rileva l’esperto, dovremmo fermare le industrie "interrompibili", ma anche ridurre le forniture alle centrali elettriche e probabilmente limitare i riscaldamenti delle famiglie. Questi consumi, spiega Tabarelli, al momento sono già calmierati dall’impennata dei prezzi. "L’Italia ad oggi consuma circa 300 milioni di metri cubi di gas al giorno ed è già poco per questa stagione, perché le fabbriche e le famiglie stanno cercando di ridurre i costi al massimo". Più di così sarà difficile tagliare. Il governo continua a rassicurare: non ci sono segnali di interruzioni delle forniture di gas. Ma è importante "valutare ogni evenienza, visto il rischio di ritorsioni e un possibile ulteriore inasprimento delle sanzioni", ha avvertito Mario Draghi.

Nell’ultimo consiglio dei ministri, infatti, è stato autorizzata "l’adozione delle misure di aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza". L’espressione si traduce in una parola: "razionamento". Da un punto di vista operativo un ruolo importante è giocato da Terna, in qualità di gestore della rete di trasmissione nazionale, che ha il potere di ordinare la riaccensione delle centrali elettriche a carbone o a gasolio. Se scattano i razionamenti del consumo di gas nel settore termoelettrico, Terna dovrà predisporre "un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione di energia elettrica con potenza termica nominale superiore a 300 megawatt che utilizzino carbone o olio combustibile in condizioni di regolare esercizio, per il periodo stimato di durata dell’emergenza" o fino a quando indicato dal ministero della Transizione ecologica. Il decreto varato dal Consiglio dei ministri prevede che il ministro Roberto Cingolani possa adottare gli eventuali razionamenti anche "a scopo preventivo".

Il problema, infatti, non si presenta tanto nell’immediato, quanto in prospettiva. "Da qui all’estate possiamo anche resistere dando fondo agli stoccaggi, ma la vera emergenza arriverà il prossimo inverno: l’inaffidabilità di un despota come Vladimir Putin è altissima e non possiamo continuare a dipendere così tanto dal gas siberiano, dobbiamo assolutamente diversificare, mettendo in piedi in fretta tutte le infrastrutture che ci mancano per la diversificazione degli approvvigionamenti", fa notare Tabarelli.

Ci vogliono altri rigassificatori oltre ai tre di cui l’Italia già dispone. "Il rigassificatore di Porto Empedocle potrebbe entrare in funzione molto velocemente, se acceleriamo su quel progetto", spiega Tabarelli. Poi bisogna potenziare il Tap, il gasdotto che fa arrivare in Puglia il gas dall’Azerbaijan, passando sotto il Mar Nero, che è stato finalmente messo in funzione dopo essere stato osteggiato per anni. Non basta. Per Tabarelli bisogna prendere in considerazione tutte le alternative alla produzione elettrica da gas, stringendo un alleanza con gli altri Paesi europei dove c’è il nucleare, per creare una rete di salvataggio continentale, che non ci lasci scoperti in futuro, quando avremo da fronteggiare altre impennate del satrapo insediato al Cremlino.