QUASI un terzo degli occupati italiani lavora da remoto e il 60,8% di questi lo fa per almeno tre giorni a settimana. Secondo uno studio dell’Inapp, riferito al periodo tra marzo e luglio 2021, sono 7,2 milioni i lavoratori impegnati a distanza almeno un giorno a settimana con la maggioranza (il 54,7%) che giudica positivamente questa nuova modalità di lavoro. Inoltre quasi il 46% dei lavoratori vorrebbe continuare a svolgere la propria attività in modo agile almeno un giorno e il 24% tre o più giorni a settimana. Il 54,2% non vorrebbe invece mai lavorare da remoto. Ma il gradimento dei lavoratori per l’impiego a distanza è testimoniato anche dal fatto che pur di lavorare da remoto un lavoratore su cinque accetterebbe una eventuale penalizzazione nella retribuzione, "segno che un ipotetico miglioramento nella qualità della vita presenta un valore economico immediatamente scontabile". Il dato dei lavoratori in smart è triplicato rispetto a prima della pandemia quando lavoravano a distanza anche occasionalmente 2,4 milioni di lavoratori e diminuito rispetto ai primi mesi della pandemia quando erano 9 milioni gli occupati impegnati fuori dalle abituali sedi di lavoro. Il giudizio sul lavoro da remoto, secondo la ricerca, è complessivamente positivo per la maggioranza degli intervistati (il 54,7%) ma il 63,9% ritiene che generi isolamento e circa il 60% che non aiuti nei rapporti con i colleghi. Il 60% del campione intervistato ha sottolineato come problema l’aumento dei costi delle utenze domestiche. Tra gli aspetti positivi citati c’è invece la libertà di organizzare il lavoro (66,5%) e la possibilità di gestire gli impegni familiari (68,9%). Sul cambiamento di vita desiderato messo in correlazione con la possibilità che possa prendere piede una organizzazione del lavoro agile anche in prospettiva, ovvero una volta usciti dall’emergenza sanitaria in atto gli intervistati affermano per oltre un terzo ...
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