Giovedì 18 Aprile 2024

Cambia la scadenza dei cibi. Arriva la nuova etichetta anti spreco della Ue

Da "Consumarsi preferibilmente entro" a "Spesso buono oltre"

Soltanto nel nostro Paese, si stima che ogni anno vengano buttate circa 7.8 milioni di tonnellate di cibo. Numeri esorbitanti, che rendono sempre più profonda la piaga dello spreco alimentare. Per fronteggiare l’allarme, la Commissione Europea ha infatti presentato agli esperti degli Stati membri una proposta di modifica delle norme sul giorno entro cui devono essere consumati gli alimenti, ovvero un’aggiunta in etichetta della scritta "Spesso buono oltre" oltre alla dicitura "da consumarsi preferibilmente entro".

Questo cambio di passo, tanto semplice quanto incisivo, consentirebbe ai consumatori una migliore comprensione della data di scadenza del prodotto alimentare, in quanto soltanto per alcuni alimenti è essenziale rispettare la data di scadenza, mentre con altri è solo indicativa e si può, di fatto, essere più flessibili.

È bene quindi fare chiarezza. La data di scadenza, evidenziata dalla dicitura “da consumarsi entro”, viene riportata obbligatoriamente sugli imballaggi alimentari dei prodotti preconfezionati rapidamente deperibili (come uova, pesce crudo, carne e formaggi freschi, lo yogurt e il latte). Quest’ultima riporta, nell’ordine, il giorno, il mese ed eventualmente l’anno. E sono prodotti da consumare entro e non oltre quella data, in quanto potrebbero finire per danneggiare la salute dell’uomo.

Il termine ultimo di conservazione, invece, (spesso segnalato con la dicitura "da consumarsi preferibilmente entro" seguita da mese, anno e in alcuni casi dal giorno) indica invece fino a quando un prodotto alimentare conserva le sue caratteristiche specifiche, da quelle nutrizionali al gusto, fino alla consistenza, all’odore e all’aspetto. Il tutto ovviamente se conservato in modo adeguato, per evitare la proliferazione di microrganismi e batteri all'interno degli alimenti, che potrebbero altrimenti causare problemi alla salute.

Raggiunto o superato il giorno indicato sulla confezione, questi cibi non risultano dannosi per la salute e possono essere ancora consumati: l’alimento è ancora commestibile, come accade per esempio per la pasta e il riso.

Non solo. Se con frutta e verdura non si sbaglia mai (se vanno a male, non sono più commestibili soprattutto per il pessimo sapore) la passata di pomodoro, se in confezione integra e ben conservata, risulterà ancora buona da mangiare. Così come gli alimenti in scatola (fagioli, ceci, lenticchie, pelati, conserve) o il miele, la cioccolata, i biscotti e i crakers, ma anche alcuni tipi di formaggio stagionati a pasta dura. Per quanto riguarda gli insaccati e i salumi, invece, non è tanto la data di scadenza ma il colore a farci da guida: se non ci sono tonalità scure per mortadella e prosciutto cotto, così come tonalità troppo chiare per prosciutto e salami, non c’è da preoccuparsi: in genere, fino a 4-5 giorni dalla scadenza non ci sono problemi, ma una volta aperti conviene avvolgerli nel cellophane.

La nuova dicitura proposta, dunque, punterà a porre fine all’attuale confusione tra i consumatori, ma anche – e soprattutto - a ridurre lo spreco. Spreco che, nell’intera Europa, ammonta a quasi 100 milioni di tonnellate di cibo all’anno.

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