Caccia a diecimila tecnici da formare e assumere

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POSATORI e giuntisti di fibra ottica, responsabili di cantiere, tecnici e programmatori software e impiantisti elettrici. Sono le figure professionali specializzate più richieste e difficili da reperire sul mercato del lavoro. Al punto da spingere 29 grandi aziende (tra le quali Autostrade per l’Italia, Bnl Bnp Paribas, Cdp, Enel, Eni, Ferrovie dello Stato Italiane, Poste Italiane, Open Fiber, Gruppo Fnm e Trenord e Bain & Company) aderenti al progetto ‘Distretto Italia’ del Consorzio Elis a dare il via a una serie di azioni di orientamento e formazione in collaborazione con Università e istituti tecnici superiori. Lo scopo è formare e inserire nel mercato del lavoro oltre 10.000 figure tecniche specializzate, metà delle quali da occupare nelle 12 aziende che hanno partecipato alla prima analisi di fabbisogno. Altre 4.800 posizioni vacanti si registrano nell’indotto. Il fabbisogno individuato si concentra nei settori Tlc, costruzioni, energy e utilities, metalmeccanica e Ict e nel Nord del Paese (31%). A seguire le Isole (12%), il Centro (6%) e il Sud (4%). Il 47%, invece, rappresenta la domanda proveniente dall’indotto in tutto il territorio nazionale.

Secondo lo studio condotto da Elis, la carenza di figure professionali specializzate evidenzia l’inefficienza del mercato a cui abbiamo assistito negli ultimi 15 anni. A tassi di disoccupazione superiori non è infatti corrisposta una diminuzione delle posizioni vacanti e la mancanza di competenze viene confermata come una delle cause principali di questo fenomeno. Lo studio sottolinea inoltre una chiara correlazione tra i risultati delle prove Invalsi e il tasso di disoccupati e scoraggiati. All’aumento di risultati negativi ai test, nei diversi contesti territoriali del Paese, corrisponde infatti un maggiore tasso di disoccupazione e di scoraggiamento.

Alle difficoltà di reperimento di tecnici specializzati contribuisce anche un pregiudizio diffuso tra giovani e famiglie nei confronti delle professioni pratiche. Le aspirazioni si concentrano piuttosto su liceo e università, ma non sono spesso coronate dal raggiungimento del titolo di studio, se si considera che tra i Paesi dell’Unione Europea l’Italia è penultima per tasso di laureati tra i 25 e i 34 anni (27% contro il 41% della media europea, fonte Eurostat).

"Vogliamo innanzitutto dialogare con i giovani e le famiglie, per riscoprire il valore di queste professioni – spiega Pietro Cum, amministratore delegato di Elis – E’ il valore del saper fare, che apre la strada a realizzarsi come professionisti e crea le condizioni per costruire il proprio progetto di vita attraverso il lavoro. Non c’è una vocazione professionale uguale per tutti e non c’è un percorso che preveda necessariamente il passaggio dal liceo e dall’università. C’è piuttosto bisogno di una fase di orientamento alla scoperta del proprio progetto personale, di una formazione adeguata ai profili di cui le aziende hanno realmente bisogno e di un’offerta di lavoro ‘buono’, che renda le persone orgogliose di sentirsi parte dei grandi progetti di transizione che il nostro Paese sta realizzando".

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