Martedì 15 Luglio 2025
REDAZIONE ECONOMIA

Bocciata in meritocrazia. E i giovani lasciano l’Italia

POCA MERITOCRAZIA, stipendi bassi, politiche pubbliche inadeguate e qualità della vita non così alta come credono i genitori. Solo l’arte...

LA PAROLA CHIAVE È OPPORTUNITÀ inistra, Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est. I giovani chiedono opportunità di crescere e di essere valorizzati

LA PAROLA CHIAVE È OPPORTUNITÀ inistra, Luca Paolazzi, direttore scientifico della Fondazione Nord Est. I giovani chiedono opportunità di crescere e di essere valorizzati

POCA MERITOCRAZIA, stipendi bassi, politiche pubbliche inadeguate e qualità della vita non così alta come credono i genitori. Solo l’arte viene promossa, ma non basta per scegliere di rimanere. I giovani bocciano l’Italia. E perciò se ne vanno. È il quadro che emerge dallo studio della Fondazione Nord Est, che ha interrogato i 18-34enni – sia espatriati sia residenti nel Nord Italia – per capire perché ben 550mila giovani, negli ultimi 13 anni, sono emigrati verso altri Paesi avanzati e in quale ambito l’Italia mostra le maggiori carenze che inducono a partire. Sono domande cruciali, perché sulla base delle risposte si può disegnare la strategia per aumentare la capacità del sistema socio-economico italiano di trattenerli. E anche di incentivare il rientro di quelli che sono usciti, tenuto conto che oltre la metà di loro nel prossimo futuro si vede "ovunque mi porteranno le migliori opportunità".

Voti particolarmente bassi nelle politiche per i giovani e le famiglie, le cui assenza o inefficacia sono tra le ragioni della glaciazione demografica e della massiccia emigrazione. La quasi totalità degli espatriati che hanno risposto (oltre nove su dieci), infatti, dichiara le politiche per i giovani come motivazione per restare nei Paesi di attuale residenza. Risultati altrettanto deludenti per l’Italia provengono dalle opinioni circa i servizi di welfare e le infrastrutture digitali. Coloro che hanno (per ora) scelto di rimanere, valutano positivamente solo il sistema universitario e quello sanitario, che sono giudicati un po’ meno negativamente anche dagli espatriati.

Nell’ambito culturale il Belpaese ottiene il miglior voto tra tutti i fattori di attrazione: l’arte e l’offerta culturale ottengono un punteggio elevato sia dagli espatriati sia dai residenti, anche se non così alto come la gran quantità di monumenti e opere disseminati lungo lo Stivale potrebbe far pensare. La bocciatura torna sonora negli altri fattori culturali: dalla meritocrazia all’apertura internazionale e, perfino, alla qualità della vita. Infatti, solo un terzo degli espatriati la ritiene superiore in Italia e due terzi la giudica inferiore: è evidente che non si riferiscono a cibo e dolce vita, ma alla facilità di vivere, per esempio grazie a sistemi di trasporto e amministrazioni più vicini ai bisogni dei cittadini. Tanto che nemmeno i giovani rimasti nel nostro Paese ne danno una buona valutazione.

Un dato particolarmente rilevante, in linea con le motivazioni di espatrio, è l’opinione sulla meritocrazia. Un saldo così netto (oltre nove espatriati su dieci e quasi tre residenti su quattro) mette all’indice la forte inerzia dell’Italia nel modificare il proprio approccio alla valorizzazione del merito e dei giovani, favorendo invece criteri di anzianità, clientelismi e relazioni amicali e familiari.

In ambito lavorativo, infine, le voci più negative per l’Italia riguardano i salari, le occasioni di lavoro in settori innovativi e le prospettive di crescita professionale. Il parere dei giovani rispetto a questi fattori è univoco: oltre nove espatriati su dieci li indicano come motivo per restare all’estero e circa due terzi dei giovani tuttora residenti nel Nord Italia come spinta ad andare via. Le basse retribuzioni, però, non vengono bocciate in sé ma piuttosto perché inadeguate sia rispetto al valore del lavoro svolto sia al costo della vita. La parola chiave, tuttavia, è opportunità. "Opportunità di crescere e di essere valorizzati – concludono i ricercatori di Fondazione Nord Est – è ciò che chiedono i giovani, i lavoratori di oggi e domani. Migliori opportunità potrebbero compensare, almeno in parte, le peggiori retribuzioni.