LAVORO E SICUREZZA QUESTIONE NAZIONALE

UNA INTERMINABILE scia di sangue, che da inizio anno ha già portato oltre 600 morti. Sono numeri da bollettino di guerra quelli delle vittime sui luoghi di lavoro, ai quali va aggiunta la conta dei casi non censiti e la lunga lista degli infortuni, dei ferimenti, delle malattie professionali. Il trend è di nuovo in aumento, e la notizia è doppiamente allarmante, visto il contestuale calo delle ore lavorate. La sicurezza sul lavoro è oggi più che mai questione nazionale, una grande emergenza da cui dipende la credibilità delle nostre istituzioni e la tenuta dei nostri valori costituzionali. È un bene, allora, che il primo degli incontri tematici con il governo si svolga proprio su questo tema. Alla ministra Nunzia Catalfo diremo che serve un cambio radicale di marcia, con l’apertura di un percorso condiviso che passi dalla piena e completa attuazione e applicazione del Testo unico in materia, da verifiche più efficaci alle aziende, da maggiore collaborazione tra soggetti. Una “road map” che richiede anche maggiore valorizzazione degli strumenti generati dalla contrattazione e dalla bilateralità.

IL MONDO del lavoro deve essere maggiormente coinvolto in una strategia ben articolata sui territori: significa assumere nuovi ispettori e fare più ispezioni, investire di più sul presidio e sulle competenze della medicina del lavoro, orientare i controlli a partire da una lettura profonda del tessuto produttivo, dando affidamenti reali al ruolo del sindacato, che conosce bene le criticità in ogni comunità lavorativa. Centrale è l’obiettivo di un grande piano nazionale su formazione e prevenzione che unisca e coordini governo, regioni, enti locali e parti sociali. Istituzioni, sindacato, mondo dell’impresa e politica devono trovarsi insieme, a tutti i livelli, lungo un cammino che metta limiti invalicabili alle condizioni di rischio in cui si opera nelle aziende. Vanno subito raddrizzati gravi errori e incomprensibili omissioni. Si parta dal ripristino delle risorse sottratte all’Inail e dal superamento del pessimo Decreto Sblocca Cantieri; provvedimento che non ha sbloccato proprio nulla – e i dati sugli investimenti parlano chiaro –ma che, in compenso, ha portato a una vergognosa deregulation nella gestione negli appalti, con ripercussioni molto gravi in termini di trasparenza e tutele, nei luoghi di lavoro. Il primo passo è dunque cancellare questa legge, insieme con la logica perversa del massimo ribasso nelle gare.

VANNO invece inasprite pene e sanzioni per chi non rispetta le regole e va affrontata una volta e per tutte la piena attuazione del Decreto legislativo 81, che dieci anni dopo l’approvazione resta ancora inattuato per metà. Terzo e fondamentale asse riguarda la valorizzazione delle migliori pratiche contrattuali nei siti produttivi e l’istituzione di strumenti nuovi, come una “patente a punti” che misuri la correttezza delle aziende. Tanto il lavoro da fare, e dobbiamo farlo insieme, dando certezze ai lavoratori ma anche alle realtà produttive che rispettano la dignità del lavoro e sono colpite ogni giorno dalla concorrenza sleale di chi non lo fa. L’obiettivo è un Patto che unisca società e istituzioni e non metta in contrapposizione sicurezza e sviluppo, sostenibilità sociale e produttività, buona occupazione e competitività. Le parole e i toni che abbiamo sentito in questi giorni dal Presidente Conte lasciano ben sperare, ma andranno messe alla prova dei fatti. A cominciare dalla Legge di Bilancio.

*Segretario generale aggiunto della Cisl

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