Sabato 19 Luglio 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Lavoro domestico, si impenna la domanda di colf e badanti. “Serviranno politiche migratorie mirate”

La fotografia di Assindatcolf e del Centro Studi e Ricerche IDOS. Nel 2028 le famiglie italiane avranno bisogno di oltre 2 milioni di lavoratori domestici

Si impenna la domanda per colf e badanti

Si impenna la domanda per colf e badanti

Roma, 16 giugno 2025 – Si impenna nel triennio 2026-2028 il fabbisogno complessivo di assistenza delle famiglie datrici di lavoro domestico, ma per coprirlo serviranno politiche migratorie mirate. È questa la fotografia scattata da Assindatcolf e dal Centro Studi e Ricerche IDOS nel 3° Paper del Rapporto 2025 “Family (Net) Work – Laboratorio su casa, famiglia e lavoro domestico” presentato oggi, 16 giugno, Giornata Internazionale del lavoro Domestico, a Roma presso la sala Einaudi di Confedilizia.

Statistiche sul fabbisogno di lavoratori domestici

Stando alle stime contenute nel documento, nel 2028 saranno oltre 2 milioni e 74 mila i lavoratori domestici – tra regolari e irregolari – di cui avranno bisogno le famiglie italiane per coprire le necessità di assistenza domestica (colf) e di cura alla persona (badanti): 660 mila italiani e 1 milione 414 mila stranieri, pari al 68% del totale.

Rispetto al 2025, l’incremento complessivo sarà di circa 86 mila unità, circa 28.574 domestici in più all’anno nel triennio 2026-2028, così suddivisi:

  • 8.729 lavoratori italiani
  • 19.845 lavoratori stranieri, di cui ben 14.471 non comunitari (pari al 73% degli stranieri e ad oltre il 50% del totale)

Quest’ultimo dato rappresenta il fabbisogno aggiuntivo di manodopera straniera che dovrà essere programmato nei Decreti Flussi, l’unico strumento che in Italia consente l’ingresso regolare di cittadini non comunitari per motivi di lavoro.

Fabbisogno regionale e gestione delle politiche migratorie

Guardando i dati a livello regionale, il fabbisogno aggiuntivo medio annuo più consistente si registrerà in Lombardia (+6.400, di cui 4.200 non UE), Lazio (+5.600, di cui 2.800 non UE), Campania (+3.000, di cui 1.500 non UE) e Veneto (+2.580, di cui 1.300 non UE).

“Quella non comunitaria – dichiara Andrea Zini, presidente di Assindatcolf – rappresenta la componente chiave per coprire il fabbisogno aggiuntivo di lavoratori domestici. Ma poiché si tratta di personale non ancora presente in Italia è fondamentale organizzarsi tempestivamente, prevedendo nella prossima programmazione triennale 2026-2028 dei Decreti Flussi una quota minima annuale di circa 14.500 unità da dedicare all’assistenza domestica e familiare, che potrebbe elevarsi fino a un massimo di 18 mila unità l’anno, in linea con le quote del 2025.”

“A tal riguardo chiediamo che l’intermediazione tramite associazioni di categoria, finora consentita solo per le quote extra destinate alle badanti che assistono persone over 80 o disabili, sia almeno in parte prevista per tutte le mansioni, a garanzia di un corretto completamento delle pratiche, fino al rilascio del nullaosta”.

Sfide nella gestione dei flussi migratori

“Nell’attuale modalità di gestione dei flussi di lavoratori stranieri dall’estero – afferma Luca Di Sciullo, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS –, che già presenta conclamate disfunzionalità legate alle chiamate nominative, alla stipula dei contratti di soggiorno, al rilascio dei permessi per lavoro, alla precarietà dei contratti e quindi della permanenza regolare in Italia, far rientrare formalmente le assunzioni dei lavoratori domestici non comunitari all’interno di una programmazione realistica delle quote, che tenga conto del fabbisogno effettivo di manodopera aggiuntiva, è il primo passo per rendere regolare, trasparente e tracciabile l’intero percorso di inserimento occupazionale dei migranti.”

“Soprattutto in un comparto, come quello domestico, in cui nello spazio collaterale degli accordi informali si annida talora il rischio di abusi e sfruttamento”.