Nuove ricette sul lavoro: "Giorgia Meloni guarda a Marco Biagi"

Parla il prof Massagli, fra gli ispiratori del programma sull’occupazione della leader di Fratelli d’Italia

Il lavoro è uno dei temi più scottanti che dovrà affrontare il nuovo esecutivo

Il lavoro è uno dei temi più scottanti che dovrà affrontare il nuovo esecutivo

Roma, 5 ottobre 2022 - "Il voto ha mostrato l’attenzione delle persone verso i nodi più concreti del vivere quotidiano: l’incremento del costo della vita, le rigidità del mercato del lavoro, i bassi redditi. Criticità diventate emergenziali per la crisi del gas, ma che rientrano, nella loro dimensione strutturale, nel dossier “lavoro“. E il centro-destra non deve dimenticare, e non credo che lo farà, l’opera riformatrice di Marco Biagi quando era consulente proprio di un governo di centro-destra". A dare il senso dell’impostazione che il nuovo esecutivo di Giorgia Meloni potrà avere sul fronte delicato del mercato del lavoro è il presidente di Adapt, il Centro studi fondato dal giuslavorista bolognese, Emmanuele Massagli, considerato uno degli ispiratori del programma della leader di Fratelli d’Italia sul delicato fronte dell’occupazione.

Come potrà essere tradotta in concreto l’impostazione che ha indicato?

"Nella legge di Bilancio si può operare un intervento in materia di cuneo fiscale. Le risorse non saranno tante, quindi dovrà essere un’azione mirata, ma tangibile. Tre i possibili fronti. È ragionevole innanzitutto un intervento di potenziamento della detassazione delle componenti di salario destinate alla produttività concordate negli accordi di secondo livello. Si tratta principalmente di abbassare l’aliquota fiscale sostitutiva dal 10% al 5%". Il secondo intervento? "Bisogna ampliare i beni e servizi di natura sociale detassati e decontribuiti già previsti per il welfare aziendale, inserendo, tra gli altri, le spese per la cura di animali domestici, la mobilità sostenibile, le polizze vita, l’affitto degli studenti fuorisede. Da ultimo: bene strutturare l’incremento dei fringe benefit a 600 euro e continuare sulla strada del rimborso delle bollette con le risorse dei piani di welfare".

Quali, invece, le misure per incentivare nuove assunzioni?

"I recenti dati dell’Inps sulle dimissioni e i licenziamenti paradossalmente ci restituiscono la fotografia di un mercato del lavoro vivace. Questo però è vero solo per i lavoratori più esperti. Non è accettabile questa polarizzazione: bisogna preoccuparsi di quegli oltre 3 milioni di giovani fino a 35 anni che non studiano e non lavorano. Occorre allora ripensare il piano di politiche attive Gol impostato dal ministro Orlando, semplificandone la burocrazia e liberandolo dalla centralità dei servizi pubblici per l’impiego".

Biagi considerava centrale l’apprendistato.

"E, infatti, occorre scommettere sull’apprendistato duale, che dovrebbe poter iniziare a 14 anni, contestualmente alla scuola secondaria. Rivedere l’alternanza scuola-lavoro, non restringendola, ma valorizzandone la capacità di formazione delle competenze trasversali e non cognitive. Attivare l’istruzione e formazione professionale in tutte le regioni, permettendo l’acceso agli Its anche a coloro che escono dal diploma quadriennale di questo canale".

Arriviamo al Reddito di cittadinanza: come potrà essere cambiato?

"Si può prevedere esplicitamente la possibilità di sommare il reddito allo stipendio di una eventuale nuova occupazione, per i mesi residui della misura (quindi entro le 18 mensilità)".

Con quali effetti?

"Metà di questa somma può andare ad incrementare il reddito da lavoro (e non più di cittadinanza), l’altra metà diventa un incentivo per l’impresa che assume. Si tratta, insomma, di usare in modo diverso le risorse già a bilancio, in chiave promozionale, perché diventino volano di occupazione e non trappola assistenziale".