Prezzo del latte troppo alto, esposto Codacons in Procura: è speculazione

Secondo il monitoraggio dell'associazione consumatori, a settembre un litro Uht costava il 19% in più rispetto all’anno precedente

Ormai è diventato il simbolo dell’inflazione in Italia, il metro di misura del carovita: il prezzo del latte infatti continua a crescere. Al punto che il Codacons ha presentato un esposto in Procura. Troppo alto il prezzo, troppo repentino il suo aumento. Secondo il monitoraggio dell’associazione dei consumatori, a settembre un litro di latte Uht costava il 19% in più rispetto all’anno precedente. Un rincaro più alto della media dell’inflazione. “Sul prezzo del latte è in corso una vera e propria speculazione” si legge in una nota diffusa dal Codacons. “Anche il ministero dell’Agricoltura - prosegue il comunicato - conferma l’esistenza di una speculazione in corso, che finisce per danneggiare sia i consumatori sia gli allevatori, che vengono pagati ben al di sotto dei costi medi di produzione”. Del resto già a inizio settembre i due principali produttori in Italia, Lactalis e Granarolo aveva annunciato che entro la fine di quest’anno il prezzo supererà la soglia psicologica dei due euro al litro.

Per il presidente del Codacons, Marco Donzelli, “sono soprattutto i consumatori finali a pagare il prezzo più alto di queste politiche speculative in una situazione in cui già migliaia di persone in tutta Italia stanno tirando il più possibile la cinghia per riuscire ad arrivare a fine mese, mentre il numero di persone in povertà aumenta giorno dopo giorno. Per questo motivo abbiamo chiesto l’intervento delle autorità e l’individuazione dei responsabili dei comportamenti illeciti”. Chi ci guadagna da questa situazione? Non gli allevatori, che sostengono di essere pagati sotto al costo di produzione. Secondo l’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) il settore lattiero caseario è tra quelli più esposti all’impennata dei prezzi: nei primi nove mesi dell’anno l’energia elettrica è rincarata del 275%, il gas del 286%, il mais per l’alimentazione del bestiame del 41%, il fieno di erba medica del 57%. Per un allevamento di medie dimensioni della Lombardia (tra i 100 e i 250 capi) produrre 100 litri di latte costa oggi quasi 51 euro, contro i 47 euro di un anno fa. Questo mentre ad agosto e settembre il prodotto veniva pagato 55 euro alla stalla. Insomma, i guadagni, sostengono gli allevatori, sono altrove.

Anche l’industria della trasformazione respinge le accuse. “È un periodo difficilissimo per tantissime aziende del nostro settore, alle prese con dirompenti aumenti dei loro costi” ha dichiarato al Sole 24 Ore il presidente di Assolatte, Paolo Zanetti. Negli ultimi dodici mesi, infatti, il latte alla stalla è aumentato del 48% e addirittura del 60% negli ultimi due anni. “È anche vero” prosegue Zanetti, “che da mesi i trasformatori stanno facendo i conti con gli aumenti di tutti gli altri fattori di produzione: i costi energetici sono altissimi, il prezzo di cartoni, plastiche e imballaggi è cresciuto di valori compresi tra il 70 e l’80%, i pallet del 58%”. Finora, le aziende si sono sobbarcate tutti gli extra costi, trasferendo ai clienti finali soltanto una parte dei rincari subiti. “Ora stiamo semplicemente ottenendo gli aumenti che più che legittimamente abbiamo chiesto mesi fa” aggiunge il presidente di Assolatte. “Ma gli aumenti complessivi che ci siamo caricati sulle spalle sono di gran lunga superiori a quelli certificati dal tasso di inflazione del settore. Senza dimenticare che la spirale dei costi non è ancora terminata: gli aumenti chiesti la scorsa estate non coprono già più i nuovi costi che stiamo sopportando».