ELENA COMELLI
Economia

L’Arabia punta sul Made in Italy Siglato l’accordo sugli investimenti

I sauditi valutano la possibilità di partecipare al Fondo Strategico gestito da Cdp. Urso: "Svolta storica"

L’Arabia punta sul Made in Italy  Siglato l’accordo sugli investimenti
L’Arabia punta sul Made in Italy Siglato l’accordo sugli investimenti

di Elena Comelli

Non solo calciatori: l’Arabia Saudita sbarca in Italia anche alla ricerca di aziende di qualità nella transizione verde e digitale, nell’energia e nell’aerospazio e per valutare la possibilità di partecipare al Fondo Strategico del nostro Paese, gestito da Cassa Depositi Prestiti. Con la sigla di un Memorandum of Understanding tra il ministero delle Imprese e del Made in Italy, rappresentato dal ministro Adolfo Urso, e il ministero degli Investimenti del Regno dell’Arabia Saudita, rappresentato dal ministro Khalid Al-Falih, si è aperto ieri a Milano il primo Forum italo-saudita sugli investimenti. Dopo l’incontro con il suo omologo, Urso ha parlato di "svolta storica", malgrado la diffidenza che la stessa premier, Giorgia Meloni, aveva espresso fino a poco tempo fa nei confronti di regno mediorientale.

Al forum hanno preso parte circa 1.300 imprese, comprese 150 imprese saudite. Tra le società italiane, hanno partecipato al forum Eni, Snam, Cdp, Enel, Leonardo, WeBuild, Maire, Pirelli, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Ita, Ansaldo Energia, Saipem, Invimit. Obiettivo dell’iniziativa è valorizzare le sinergie esistenti, identificando nuove possibilità di sviluppo e promuovendo la collaborazione e il dialogo tra business leader, istituzioni e investitori dei due Paesi. "Ci sono già 20 accordi firmati", ha esultato Urso. In particolare, la società saudita Acwa Power, la più grande azienda privata di desalinizzazione dell’acqua al mondo, leader nella transizione energetica e first mover nel settore dell’idrogeno verde, ha firmato accordi strategici con sei partner italiani – Confindustria, Eni, A2A, De Nora, Italmatch Chemicals e Rima – per rafforzare la cooperazione nei settori dell’idrogeno verde, della desalinizzazione dell’acqua e della ricerca e sviluppo. Urso ha detto che con il ministro saudita si è parlato anche di fusioni e acquisizioni. "Abbiamo ragionato di partnership tecnologiche e industriali in diversi settori non solo in quelli tradizionali, ma quelli centrali per la duplice sfida della transizione digitale ed ecologica su cui il nostro Paese è impegnato", ha sottolineato il ministro. "Noi vorremmo che il capitale saudita fosse più presente nel nostro Paese, così come vorremmo che si sviluppasse con fusioni e partnership tra le nostre imprese", ha rilevato.

Il ministro saudita Al-Falih ha invitato Urso a Riad per consolidare la cooperazione tra i due Paesi e favorire la collaborazione tra le imprese. Il biglietto da visita saudita è il gigantesco piano da oltre 3mila miliardi di dollari al 2030, di cui la punta di diamante è la costruzione di Naom, una nuova città tecnologicamente futuribile sulle sponde del Mar Rosso, che da sola ne vale 500. Con queste credenziali, il regno guidato da Mohammad bin Salman è in tour europeo per cercare aziende interessate a partecipare al "grande piano" di sviluppo, ma anche per trovare aziende interessate ad aprire il loro capitale ai petrodollari. Del resto, con una società petrolifera di Stato come Aramco, che nel 2022 ga fatto 161 miliardi di dollari di utili, alla dinastia saudita non mancano di certo le risorse.