La Space Economy sulla rampa di lancio Nel 2050 business triplicato a mille miliardi di dollari

Elena Comelli

MILANO

IN TUTTA la storia dell’uomo, solo 571 persone sono andate nello spazio. Ora però le cose potrebbero cambiare. Virgin Galactic, il braccio spaziale di Richard Branson, ha già ottenuto dalla Federal Aviation Administration l’omologazione del suo Vss Unity, che ha completato l’ultimo test lo scorso dicembre e potrebbe portare nello spazio i primi passeggeri entro la fine di quest’anno. I sogni suborbitali dell’umanità potranno così realizzarsi, alla modica cifra di 250mila dollari a biglietto, partendo dallo Spaceport America nel Nuovo Messico, e in un futuro prossimo anche dallo spazioporto di Grottaglie, in Puglia, dove Virgin Galactic è sbarcata l’anno scorso.

SETTECENTO persone hanno già comperato il biglietto per quest’avventura, la prima di un’impresa privata che porta i turisti nello spazio. Un precedente c’è già stato negli anni Duemila: il primo turista a volare nello spazio fu il miliardario americano Dennis Tito, che nel 2001 pagò 20 milioni di dollari al governo di Mosca per un viaggio di una settimana alla Stazione Spaziale Internazionale, ma in questo caso non si trattava di un’impresa privata. Il progetto del gruppo Virgin è invece di offrire 500 posti all’anno per raggiungere quote attorno ai 100 chilometri d’altezza, dove si può già percepire l’assenza di peso e la curvatura della Terra, senza doversi allenare come un astronauta. Branson diventerà così il pioniere del turismo spaziale, battendo la concorrenza di Jeff Bezos e di Elon Musk, per aprire un mercato che prima non esisteva.

IL NUOVO mercato andrà ad arricchire la già florida economia dello spazio, fino ad oggi costituita principalmente dall’industria dei satelliti, che su un giro d’affari del settore di 350 miliardi ne vale 268, quasi l’80%. In prospettiva, i nuovi sviluppi potrebbero far triplicare la Space Economy a 1000 miliardi di dollari entro il 2050 secondo Goldman Sachs o addirittura a 1.100 secondo Morgan Stanley. La colonizzazione dello spazio è da sempre un settore di prestigio e di grande rivalità tra Paesi. Negli anni Sessanta la lotta era esclusivamente tra i due poli Usa e Urss, mentre oggi sono forti competitor anche l’Europa e la Cina, come dimostrato dalla Chang’e-4, la prima missione sul lato nascosto della Luna, un obiettivo mai raggiunto né dall’Unione Sovietica né dalla Nasa. La vera novità, però, è lo sbarco massiccio dei privati su un terreno finora esclusivamente in mano ai governi, dovuto anche alla crescente digitalizzazione, che ha ridotto i costi delle attrezzature, portandole alla maturità commerciale.

SONO ormai 250 i fondi di venture capital che hanno deciso di investire nel settore spaziale, ma la Space Economy rimane soprattutto un settore per miliardari: Jeff Bezos, Elon Musk e Richard Branson sono i veri protagonisti per investimenti e per presenza sulla scena mediatica. Branson è forse il più cauto dei tre, ma è il vero pioniere del turismo spaziale, mentre Bezos e Musk sono molto concentrati sui piani di banda larga satellitare. SpaceX, il braccio aerospaziale di Musk, ha rilasciato in orbita 60 satelliti con l’obiettivo di costruire Starlink, una rete di supporto per un servizio globale di connessioni internet ad alta velocità. Jeff Bezos, da parte sua, è attivo nello stesso mercato con Blue Origin. Il progetto Amazon Kuiper metterà in orbita 3.236 satelliti con l’intenzione dichiarata di fornire «una connettività a banda larga a bassa latenza e ad alta velocità a comunità non servite o poco servite in tutto il mondo». In prospettiva, però, i loro obiettivi sono più ambiziosi. Musk vuole colonizzare Marte e rendere l’umanità una specie multi-planetaria, considerando sia la necessità per di nuove risorse sia i cambiamenti climatici in arrivo. Anche Jeff Bezos vorrebbe conquistare Marte, ma al momento si sta focalizzando su un altro progetto: costruire stazioni spaziali per spostare l’industria pesante fuori dal pianeta.

AL DI LÀ delle prospettive più fantasmagoriche, Morgan Stanley stima che la banda larga satellitare rappresenterà il 50% della crescita prevista per la space economy da qui al 2050. Già quest’anno OneWeb Satellites e Airbus inaugureranno il lancio di 900 satelliti in orbita bassa per fornire una connessione globale a prezzi accessibili. Le ricadute sull’economia mondiale di queste nuove connessioni potrebbero essere macroscopiche: il lancio di satelliti che offrono servizi internet a banda larga contribuirà a ridurre il costo dei dati, aprendo un’era nuova per lo sfruttamento dei Big Data.

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