Mercoledì 24 Aprile 2024

La sfida di Cna: costruire una nuova Italia "Qualità e innovazione sono la nostra forza"

Daniele Vaccarino, presidente dell’associazione, indica il profilo del piano di ripresa: "Impiegare al meglio le risorse del Next Generation"

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di Claudia Marin

MA

"Abbiamo la massima fiducia nel presidente della Repubblica e non spetta certo a noi indicare soluzioni alle forze politiche. Siamo nel pieno di una pandemia, di una crisi economica senza precedenti con migliaia di imprese allo stremo e di una campagna vaccinale complessa che va realizzata rapidamente. C’è bisogno di un governo sorretto da una solida base parlamentare per affrontare i difficili impegni che lo attendono sul piano della gestione dell’emergenza sanitaria ed economica e per disegnare l’Italia degli anni ’30 del nostro secolo attraverso il migliore utilizzo del Recovery Fund". Il Presidente della CNA, Daniele Vaccarino, indica il profilo del Piano di Ripresa dell’Italia, che "non deve essere la somma di idee e progetti scollegati ma la traduzione di una visione condivisa a medio e lungo termine pensando alle nuove generazioni".

La crisi di governo non rischia di mettere a rischio le ingenti risorse destinate all’Italia?

"L’Europa con il Next Generation EU ha compiuto un salto di qualità. Ora abbiamo la grande responsabilità di individuare le priorità e impiegare al meglio le risorse per costruire una nuova Italia creando un terreno in cui le imprese, in particolare le più piccole, possano crescere e valorizzare l’identità e la qualità delle nostre produzioni. Non ci sono più alibi per non realizzare le riforme e gli investimenti necessari".

Qual è il giudizio della CNA sul Piano messo a punto del governo?

"Condividiamo l’indice degli obiettivi ma al tempo stesso non emerge con chiarezza la visione del Paese che vogliamo. Tuttavia consideriamo il PNRR un cantiere in costruzione. L’auspicio è migliorarlo attraverso il coinvolgimento delle parti sociali in un confronto costante con il nuovo governo e il Parlamento che devono essere aperti al dialogo. Le parti sociali hanno il dovere di profondere ogni energia per rafforzare le fondamenta della ‘casa comune’, per renderla più sicura, moderna, efficiente e sostenibile".

Quali sono le priorità?

"Innanzitutto vanno definiti una strategia e un metodo. Sulla prima è necessario evitare gli errori del passato disperdendo risorse in tanti rivoli. Secondo noi è necessario individuare alcune traiettorie di intervento. Penso al capitolo della transizione Green che movimenterà 70 miliardi. Probabilmente circa 30 linee di intervento sono eccessive. Il metodo invece è strettamente legato alla governance. Al governo abbiamo proposto di istituire una cabina di regia permanente tra esecutivo e parti sociali nell’interesse del Paese".

Qual è il ruolo di artigiani e piccole imprese nel PNRR?

"Il documento mostra qualche contraddizione. Da un lato riconosce il ruolo fondamentale delle piccole imprese ma dall’altro riemerge il luogo comune sulla frammentazione del nostro sistema produttivo. Rimane una sorta di pregiudizio nei confronti dei piccoli, dipinti erroneamente come una zavorra mentre offrono un contributo fondamentale alla nostra economia. Dimostriamo con i fatti esattamente il contrario. Le piccole imprese sono insostituibili".

Che cosa occorre a micro e piccole imprese?

"In primo luogo connettere gli investimenti del PNRR al sistema delle piccole. Un primo passo è pensionare la politica industriale degli incentivi a taglia unica disegnati su un modello ideale ma lontano dalla realtà e definire interventi specifici per micro e piccole imprese. Lo sosteniamo da molti anni, recentemente lo ha riconosciuto anche la Commissione Europea certificando che lo Small business Act ha completamente esaurito la spinta propulsiva. Per la trasformazione dell’Italia non dobbiamo rincorrere modelli che mal si conciliano con la nostra identità. La sfida della competitività si vince puntando su qualità e innovazione e non sul concetto delle dimensioni. Come CNA stiamo aiutando le imprese a rafforzarsi in competitività anche se la pandemia ha momentaneamente fermato questo processo".

Nel documento ci sono il potenziamento del Piano Transizione 4.0 e circa 40 miliardi per la riqualificazione energetica degli immobili. Due misure che voi sponsorizzate.

"Due strumenti che favoriscono l’economia. Transizione 4.0 dovrebbe essere accompagnato da incentivi per l’acquisto di beni strumentali per un coinvolgimento più ampio del sistema produttivo. Sarebbe molto prezioso per riattivare anche gli investimenti da parte delle imprese. Sul Superbonus 110% sono stai compiuti passi in avanti ma occorre allungare l’efficacia della misura che evidenzia complessità applicative e richiede tempi di programmazione più estesi".

Nel PNRR oltre alla allocazione di ingenti risorse si indicano importanti riforme.

"Su questo fondamentale capitolo il documento appare incompleto. Solo sulla giustizia si può leggere un intervento di riforma. Su fisco, lavoro, formazione e pubblica amministrazione non si va altre i titoli e obiettivi generici. Le riforme invece sono l’asse portante del processo di modernizzazione del Paese, per consentire alle nostre imprese di competere senza handicap sul mercato globale. Vanno rimossi i colli di bottiglia che frenano lo sviluppo e che la pandemia ha reso ancor più drammaticamente evidenti".

La pandemia ha messo in evidenza la necessità di investire sulla scuola.

"Aggiungerei anche la ricerca con un ruolo indispensabile affidato a quella pubblica. La sfida sarà mettere a punto un sistema che favorisca davvero il trasferimento di tecnologie e conoscenze al sistema delle imprese. Sulla formazione rileviamo la necessità di sostenere in modo più convinto gli istituti tecnici. E qui è impietoso il confronto con la Germania che accoglie attualmente 900mila studenti mentre da noi se ne contano solo 15mila. Sono palestre che formano figure professionali ad alta specializzazione".

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