Venerdì 19 Aprile 2024

La riforma Irpef avvantaggia di più i ricchi

Gli esperti dell’Ufficio parlamentare di Bilancio danno ragione alla Uil. Ma non considerano detrazioni e assegni per i meno abbienti

Daniele Franco, 68 anni, ministro dell’Economia e delle Finanze

Daniele Franco, 68 anni, ministro dell’Economia e delle Finanze

La riforma fiscale? Per l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, il nucleo di esperti che è solito fare le pulci ai conti pubblici e agli interventi del governo, funziona un po’ come un Robin Hood capovolto. A pagare meno tasse in assoluto sono, infatti, i dirigenti, 368 euro in media. Poi ci sono gli impiegati, con un risparmio di 266 euro e solo all’ultimo posto, in questa speciale classifica che misura chi guadagna di più dal primo modulo della riforma dell’Irpef, troviamo gli operai, con 162 euro. I calcoli diffusi ieri hanno ridato fiato alle critiche della Uil, l’organizzazione che con la Cgil (e senza la Cisl), ha proclamato lo sciopero generale contro la manovra. Ma, in realtà, i conti tornano solo in parte.

E, soprattutto, non coincidono affatto con quelli diffusi meno di un mese fa dal Ministero dell’Economia che delineavano uno scenario molto diverso, con i vantaggi maggiori concentrati proprio nel ceto medio-basso. E, allora, chi ha ragione? La verità è che i tecnici del Parlamento hanno considerato solo il taglio delle aliquote e non l’intera riforma che viaggia anche su un’altra gamba, con il riordino delle detrazioni e l’esordio dell’assegno unico per i figli. Senza considerare, poi, la clausola di salvaguardia che mette al riparo i redditi più bassi dell’eventuale cancellazione del cosiddetto bonus Renzi. Con questi correttivi la riforma risulterà più equilibrata. Stando, invece, ai calcoli dell’Ufficio di Bilancio, gli italiani che guadagneranno dalla riduzione da 5 a 4 delle aliquote Irpef sono 27,8 milioni per una riduzione media delle imposte di 264 euro. Ma attenzione: per chi guadagna fra i 42 e i 54mila euro, il risparmio si attesta sui 756 euro.

In termini assoluti vuol dire che il 3,3% dei contribuenti più ricchi assorbirà il 14,1% di tutte le risorse a disposizione per il taglio delle tasse (7,3 miliardi). Ma non basta. Sempre secondo i numeri diffusi ieri dai tecnici parlamentari, il 20% delle famiglie povere saranno di fatto escluse dai benefici perché "incapienti". Il 50% dei nuclei familiari meno abbienti assorbirà il 25% delle risorse (1,9 miliardi), mentre il 10% più ricco metterà le mani sul 20% dell’intera dote. Non avranno alcun vantaggio 14,5 milioni di contribuenti. E ci sarà, infine, un piccolo esercito di 172mila italiani che pagheranno, in media, 188 euro in più. In particolare, per contribuenti con reddito inferiore ai 12.000 euro il beneficio medio si riduce sensibilmente per effetto dell’incapienza fiscale. Le prime due classi d reddito, dove si concentra circa il 36,9% dei contribuenti, beneficiano di circa il 6,7% delle risorse complessive (circa 500 milioni).

Diverse invece le stime del Mef per i quali i risparmi maggiori andranno ai redditi di 40mila euro, con un taglio di 945 euro di Irpef al quale aggiungere gli sconti per i figli a carico. Se si considerano i risparmi in percentuale sul reddito, i vantaggi maggiori sono concentrati nella fascia di reddito di 15mila euro (2,8%). Al secondo posto ci sono i lavoratori con 40mila euro di reddito (2,6%) e solo al quarto posto troviamo i contribuenti che guadagnano 50mila euro all’anno (1,5%). Conti che non convincono affatto la Uil che continua a sparare a zero sulla riforma. "Le stime sbugiardano il Governo e confermano l’analisi del sindacato sulla iniquità dell’intervento. L’85% dei lavoratori e pensionati - afferma il segretario confederale Domenico Proietti - riceve solo briciole".